venerdì 15 febbraio 2008

...UNA STORIA...

Isabella poggiò il libro sulle gambe e senza rendersene conto iniziò a fissare un punto davanti a se. Rimase così, immobile almeno una decina di minuti e poi cominciò a riflettere, scossa da una frase che aveva appena letto, che riguardava la visione della vita di un malato in fase terminale, dell’importanza che dava ad ogni singolo attimo, sapendo che sarebbe arrivata presto la fine. Dell’importanza delle emozioni che durano giusto un breve attimo e a volte si pensa che tutto possa essere per sempre e forse con la visione del “per sempre” ci si dimentica dell’attimo che stiamo vivendo, della sua particolarità, della sua importanza.
Era davvero scossa, Isabella, perché in quel concetto rivedeva tutta se stessa e la sua incapacità di vivere appieno la sua vita. Era un periodo in cui si stava lasciando andare e di conseguenza stava lasciando andare tutto quello che le ruotava intorno. “Captare le piccole emozioni”, da quanto tempo non le accadeva? E soprattutto da quanto tempo non ne aveva, lei, di piccole emozioni?
Cosa stava facendo? Come stava conducendo “il carretto della sua vita”? che aspettative aveva? Aspettative? Ma ne aveva ancora? Si era rinchiusa nel suo guscio da parecchi mesi, ormai, abbandonandosi ad un torpore che era diventato il suo stato d’animo abituale, impossessandosi completamente di lei ed ora si sentiva annientata. Nessuno stimolo che riuscisse ad interessarla, anzi, nelle ultime settimane si era chiusa in casa con la scusa di un’influenza che però, nel frattempo, era passata e non usciva da ormai quindici giorni. Usciva solo per le sigarette. Aveva fatto scorta di cioccolata, insalata e frutta. Stava bene così. Anche il cellulare lo teneva spesso spento e a nulla servivano le incitazioni che arrivavano dagli amici. Niente. Non c’era niente che riuscisse a scuoterla. E lei, senza rendersene conto, stava buttando via i suoi giorni quando qualcun altro, in qualche altro posto del mondo, stava lottando per averne almeno un in più, di giorno.
Rifletteva su questo. Ma non riusciva ancora a sentirsi in colpa. In colpa nei confronti di se stessa. Provava forse compassione. Quando si è depressi si prova compassione, ci si auto commisera. E forse già il fatto che se ne rendesse conto era un piccolo passo verso la luce, verso la fine di quel buio nel quale si era cacciata. Buio e silenzio. Un silenzio che aveva cercato, ma che stava diventando pesante.
Cercava di dimenticare, di non pensare, ma ormai era avvolta in un silenzio irreale.
Si era illusa di essere riuscita a dimenticare, ma forse quella storia con Filippo, finita male, ancora non l’aveva digerita. Ed ecco la reazione. Quel dolore soffocato e non lasciato sfogare ha covato dentro di lei, ha lavorato come un tarlo, dentro, ed ora le stava dando dei segnali.
“Ma cosa devo fare adesso?” Si domandò Isabella. Il suo orologio era come se si fosse fermato. Il tempo era come se non scorresse. Nel frattempo non cambiava nulla e lei viveva sospesa, come in attesa: aspettando di iniziare a vivere senza rendersi conto che la vita stava andando avanti, che lei lo volesse o no. La vita era anche quello. La vita è fatta anche di attimi di sconforto e periodi difficili, non è sempre gioie e soddisfazioni e può capitare di cadere. Ma bisogna avere la forza di rialzarsi. Un po’ come quando da bambini si facevano quelle cadute pazzesche con la bicicletta. Ci si rialzava con le ginocchia sbucciate, un po’ di paura, ma dopo poco si risaliva nuovamente in sella. Cos’è cambiato da quando era bambina? Isabella pensava proprio questo. Ripensò all’entusiasmo che aveva quella bambina timida, alla curiosità, quelle stesse cose che adesso le stavano mancando: coraggio e curiosità. Non le interessava più niente di sapere cosa sarebbe accaduto nella sua vita; non le interessava soddisfare la sua curiosità di sapere, di crescere “dentro” come persona “tanto che ci faccio di una me così saggia?” e poi “a chi la dono la mia esperienza?” ed ancora “dicono sia una grande persona, ma che me ne faccio, nessuno è qui con me”…
Isabella stava davvero male. Sapeva a cosa stava andando incontro essendole già successo anni addietro… sapeva e non voleva rivivere gli stessi incubi di quegli anni. Questo le era chiaro così come le era chiaro che la strada che aveva iniziato a percorrere l’avrebbe inevitabilmente portata verso quel buio. Lo sapeva. E sapeva anche cosa fare. “ecco cosa me ne faccio di una me più saggia, almeno adesso so come affrontare la situazione”. Non voleva davvero ricadere in un pozzo nero, questo le era chiaro, ed il fatto di essersene resa conto era già un buon segno.
Ecco a cosa serve “vivere anche le esperienze negative”… perché se ricapitano si sa come affrontarle.
Ha chiuso il suo libro, chiamato il medico, gli ha illustrato i suoi problemi, ha chiesto aiuto, soprattutto a se stessa. Forse non lo sappiamo, ma abbiamo un grande potenziale dentro di noi. Bisogna solo avere il coraggio di saperlo riconoscere. Isabella ha provato. Ed è certa che non si lascerà più sopraffare dagli eventi. Cercherà di vivere ogni attimo, di cogliere ogni emozione dandogli il giusto valore. Ci saranno altri momenti difficili, di questo ne è certa perché non ci si può sottrarre al susseguirsi degli eventi, ma sa anche che su tutto regna qualcosa di importante, il cui valore è inestimabile: la vita! E questo bene prezioso che ha, lei lo difenderà a denti stretti, vivendo attimo per attimo, assaporando ogni piccola emozione, ogni sensazione che vivrà, bella o brutta che sia, andando avanti, perché niente è per sempre!!!

3 commenti:

  1. "...LA VITA NON E' CIO' CHE CI ACCADE, MA CIO' CHE FACCIAMO CON CIO' CHE CI ACCADE."
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  2. Molto bello e ... brivido! Questo racconto ha fatto riaffiorare sensazioni che avevo rimosso. Mi ha portato indietro di circa 12 anni, quando in un colpo solo mi sono ritrovato separato e senza lavoro! Come Isabella mi sono rinchiuso nella mia "tana" e ho lasciato che la mia vita mi scivolasse addosso. Oltre all'amore e il lavoro stavo per perdere anche le mie figlie, all'epoca molto piccole. La forza di riprendermi la vita me l'hanno data loro. Avevo capito che la vita andava vissuta a pieno, con tutte le sue sfumature: positive o negative che siano.
    Ribadisco molto bello, spero che tu ne abbia altri altrettanto intensi!

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  3. Profondamente bella la Storia e anche il Commento.Un saluto e Buon Week End for Anna.

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