sabato 24 gennaio 2009

GRIGIO

Mi sento prigioniera.
Prigioniera di questi giorni piovosi che rendono uggioso anche il mio umore.




martedì 20 gennaio 2009

IL GRANDE FRATELLO

Voglio parlare del Grande Fratello. Non che ne sia fan… è perchè lì si vede gente “comune”, così si diceva all’inizio.
“Uno spaccato della nostra società” … e questo mi fa incavolare davvero di brutto perché non possiamo davvero pensare che nel quotidiano di ognuno di noi ci sia cotanta “demenza”! (ok mi correggo: poca “normalità”? O meglio poca vicinanza con il nostro comune modo di vivere?... ok vado avanti…).
Il parco faunistico di quest’anno ne vede di ogni. Per tutta la settimana non s’è fatto che parlare della ventunenne comasca, mora e molto avvenente Cosa si è detto? Ecco, appunto… argomento degno di rilievo: le sue ENORMI TETTE!!! Giornali, riviste, programmi in TV, tutti parlavano del suo seno che “miracolosamente” a 18 anni è passato da una quarta misura ad una sesta (che poi, come farà con ‘ste bocce sempre in mezzo, che a me ogni mese, quando mi aumenta mezza misura, mi sembra di non riuscire più a muovermi, mah); si è parlato della prima doccia (sexy) che ha fatto nella casa; ieri sera le hanno fatto uno scherzo dicendole che le onde magnetiche emesse dal microfono avrebbero messo a serio rischio la sua vita perché provocano un aumento delle protesi pari a due cm. al mese con rischio di ESPLOSIONE… MA ROBA DELL’ALTRO MONDO! E lei? Ha detto che sta dimostrando a tutti che ha anche un cervello… boh! Solo perché le piace Neruda? Credo che Neruda lo conoscano tutti, non mi sembra abbia fatto chissà che rivelazione degna di spessore. Comunque, diamo tempo al tempo che ne vedremo di belle! Nel frattempo abbiamo già visto qualcosina di piccante e siamo solo alla prima settimana…
Cha altro accade in quella casa? Beh, credo che ai provini abbiamo fatto fare una prova di “urli” selezionando le “urlatrici migliori” in grado di svilpuppare tutti i decibel del mondo.
Mah… che si strilleranno mai?
Spaccato di società? Ma voi avete mica amiche che urlano così, come delle oche giulive? Io no, almeno mi sembra…nemmeno a 20 anni. A sette forse si… ma è un’altra storia.
Ed ancora, avete un’amica dalle enormi TETTE e labbra carnose (super carnose) verniciate rosso fuoco (così, appena un velo di rossetto per non apparire scialba), che la prima cosa che fa quando si presenta è presentare le sue due maxi parabole paraboliche?
No, dico… spaccato di società…
E poi c’è la mangiafuoco, che si è portata nella casa un “animaluccio da compagnia”: un bel serpente!!! Anche qui direi che è cosa piuttosto comune, no?
… spaccato della nostra società… beh si, c’è il playboy che fa il cascamorto un po’ con tutte, ma che, a mio giudizio, di bello ha poco (a parte una parete addominale degna di rilievo, ma questa è ancora un’altra storia)… ieri l’hanno ricoperto di miele e piume d’oca… bell’accoppiata.
La bionda romana dalle labbra sottili e il sorriso tra il falso e il perfido non la commento. Ha pure i capelli biondo platino stra tinti che mi domando come si regolerà con la ricrescita nei mesi a venire? Era nel “confessionale” – piangendo – e si guardava nello specchietto che ha tirato fuori da una maxi borsa (ma che se la porta a fare la borsa in giro per casa? E poi che fa, si specchia anche mentre piange? … mah… io quando piango piango, sono consapevole di essere un mostro e certo non mi viene in mente di guardare se le mie lacrime scendono giù perfettamente a forma di lacrima o sono imbevute di residui di mascara)… eh, ma è uno “spaccato della nostra società, gente comune che vivrà la sua vita con naturalezza e spontaneità i 100 giorni nella casa… eh si!
Sono sempre più convinta che recitano un copione affidato dal Fratello… eh… ma è solo una mia opinione neh!!!!
Però… bello spaccato… proprio bello!

sabato 17 gennaio 2009

UN BRANDELLO DEL LIBRO

QUESTO è UN PEZZO DEL LIBRO CHE STAVO TENTANDO DI SCRIVERE E CHE HO LASCIATO A MENO DELLA META'... CHISSA' CHE UN GIORNO RIUSCIR0' A MIGLIORARLO E A COMPLETARLO??? ...


Era un grigio pomeriggio di gennaio quando Luca telefonò a Lisa comunicandole che da lì ad una settimana sarebbe arrivato a Roma. Aveva prenotato già aereo ed albergo e fissato l’appuntamento con il cliente in modo tale da poterci ricavare anche un po’ di tempo per loro due. Lisa era emozionata al pensiero di quell’incontro e prese addirittura un giorno di ferie per l’occasione.
Il giorno del loro incontro arrivò. Una fredda mattina di un mercoledì di metà gennaio. Si sentiva agitata come una ragazzina ed anche un po’ preoccupata per quell’incontro con uno sconosciuto. Perché, sebbene avessero parlato tanto nei mesi precedenti e nonostante si fosse creato un feeling particolare, l’idea di incontrare una persona “al buio” non la faceva stare completamente tranquilla ed in più la preoccupava il fatto che lui fosse così giovane. Aveva 10 anni meno di lei. Chissà che tipo di ragazze era abituato a frequentare? Chissà come si aspettava di vederla? Chissà come sarebbe stato? Forse l’aspetto di Lisa, quasi quarantenne, non era proprio quel che corrispondeva ai canoni di Luca. Magari non le sarebbe piaciuta e lei ci sarebbe rimasta male perché aveva quasi la certezza che lui le sarebbe piaciuto sicuramente. Certo si erano scambiati le rispettive fotografie, ma Lisa sapeva bene che questo non era un dato rilevante: le fotografie mostrano poco e mascherano molto. La cosa che più la turbava era il rendersi conto dell’emozione che provava mano mano che le ore passavano. Già nei giorni precedenti il pensiero le aveva completamente invaso la mente e tutto era fatto in funzione di quel mercoledì. Le piaceva Luca, sentiva battere il cuore e questo la preoccupava perché razionalmente si rendeva conto che era solo un fuoco di paglia e che forse stava riponendo troppe speranze in un semplice incontro con un qualsiasi sconosciuto che l’aveva adulata per un po’ così da farle riacquistare un briciolo di stima in se stessa. Quella stessa stima che Stefano aveva fatto a pezzi. Ma forse aveva bisogno proprio di questo. Aveva bisogno di sentirsi nuovamente donna, giovane, bella ed apprezzata e quel giovane ragazzo, ora, le stava restituendo tutto questo.
Scelse con cura gli abiti da indossare. Niente di particolarmente vistoso né tanto meno di frivolo. Nulla che potesse renderla ridicola o farla apparire come una donna attempata che vuol ancora atteggiarsi a teenager. Un look sobrio era l’ideale. Scelse un pantalone nero, quello che le aveva regalato Stefano al ritorno da Amsterdam; le stava particolarmente bene, doveva ammetterlo. Camicia nera. Cappottino nero. Stivale nero, elegante con un bel tacco importante. Lisa adorava il look total black. Sul viso un trucco leggero ma accurato. Pochi accessori, scelti anch’essi con cura et voila. Un rapido colpo d’occhio allo specchio: era soddisfatta del risultato. Il nero risaltava il biondo dei suoi capelli che nonostante quel piovoso pomeriggio erano più belli e setosi che mai. I suoi occhi brillavano, sorridevano ed emanavano una luce particolare: “che bello sentirsi così! Mi sento una ragazzina al primo appuntamento” pensava tra se e se e salì in macchina alla volta del centro della città, incontro allo sconosciuto avventore.

Luca era in fibrillazione. Letteralmente in fibrillazione. Camminava avanti e indietro nella sua stanza di albergo immerso nei suoi pensieri. Ci teneva a conoscere quella donna speciale. Non sapeva neanche lui il perché, forse provava le stesse emozioni di Lisa, forse anche lui aveva bisogno un una piacevole evasione dalla sua vita. Provò a sdraiarsi sul letto, ma non riusciva a stare fermo così decise di uscire e di recarsi a piedi al luogo dell’appuntamento anche se in anticipo.
Fuori pioveva, ma non molto forte. Una leggera pioggia che andava e veniva. Aveva in mente solo Lisa, si domandava se era davvero così bella come nelle foto che gli aveva inviato. La sua tensione aumentava a dismisura. Aveva il forte desiderio di poter abbinare la sua voce al suo volto. Era impaziente di guardare dal vivo quel magnifico sorriso. Camminava e non si rendeva neanche conto della strada che stava percorrendo. I suoi pensieri viaggiavano da soli.
Non vedeva l’ora di vederla quando ad un certo punto la vide passare davanti a lui, dentro ad una macchina: è al telefono, passa davanti al piazzale dove avevano appuntamento, tira dritto. Ebbe per un attimo l’istinto di correrle dietro, ma poi si rese conto che da li a poco l’avrebbe avuta di fronte, tutta per lui “diamole il tempo di trovare un parcheggio” si disse e nel frattempo si guardava intorno con fare nervoso ed agitato. La pioggia non cadeva più, finalmente. Nell’attesa aveva ridotto in brandelli in manico della busta che conteneva un piccolo regalo per la sua nuova amica: un CD che avrebbe voluto ascoltare con lei, magari creando la giusta atmosfera per una serata romantica.
Non sapeva da quale angolo sarebbe apparsa quando ad un certo punto si gira e la vede. “mio Dio” riuscì solo a dire tra se e se. Era a pochi passi da lui, sapeva che gli piaceva, ma vederla li, vera, in carne ed ossa, aveva un altro sapore. Era rimasto senza fiato. Non sapeva cosa dire, cosa fare, si sentiva un ragazzino alle prime armi. Ma cos’era che lo turbava in quel modo? Quell’incontro aveva superato di gran lunga ogni sua aspettativa. Quella donna gli piaceva davvero tanto. Quel sorriso rassicurante, quegli occhi, la luce che emanavano, tutto era come aveva immaginato se non addirittura migliore. Si certo, tutte le sue aspettative erano state di gran lunga superate.

Accidenti a questa pioggia!” commentava Lisa mentre guidava nervosamente verso il luogo del suo appuntamento.
accidenti a questi semafori, possibile che debbano essere tutti rossi?” continuava a borbottare tra se e se. “Diamine! Ma perché vanno tutti così lentamente?” L’impazienza di Lisa stava raggiungendo livelli esasperanti. Mancavano davvero pochi chilometri, ma a lei sembrava di dover ancora percorrere una distanza pari a due volte l’Autostrada del Sole.
Pensa che bella figura se quando arrivo non lo trovo. Magari sta nascosto in qualche angolo a gustarsi la scena. Magari io faccio finta di niente, passo e vado oltre. No no no no no!!! Stai calma Lisa che sei arrivata” …
… Nel frattempo era arrivata. Il piazzale dove aveva l’appuntamento con Luca era li davanti a lei, impossibile parcheggiare però, ma c’era un’area parcheggio proprio dietro la piazza. Lo vide subito davanti ad un bar. “C’è. E’ Vero. Lo incontrerò davvero” sentiva il cuore in gola e si domandava se era giusto provare una simile emozione per un perfetto sconosciuto.
Incontrarsi, riconoscersi e abbracciarsi fu un tutt’uno. Come se si fossero conosciuti da sempre e si fossero ritrovati dopo tanto tempo. Si guardavano a vicenda come a voler verificare che quello che avevano di fronte fosse la vera realtà e non più solo un desiderio. Erano lì, loro due, che mano nella mano si dirigevano verso un futuro incerto, ma in quel momento emozionante ed accattivante.

giovedì 15 gennaio 2009

UNA SFIDA CON NOI STESSE


Lisa si svegliò, quella mattina e tutto le apparve diverso. Vide il sole fuori dalla finestra e si accorse che era estate. Per la verità lo era già da un po’, solo che non se ne era accorta. O meglio non la sentiva. Proprio lei che viveva d’estate. Che viveva aspettandola e se ne nutriva. Adorava il sole, il mare, l’atmosfera di vacanza che si respirava nell’aria. Quell’anno, però, fu diverso. Spesso si era lamentata del fatto che non le sembrava fosse estate e così arrivò al mese di agosto con la sensazione di non aver vissuto. Trascorse mesi chiusa in se stessa. Nei suoi pensieri, nel suo amore ed anche nel suo dolore. Giorni al buio, vivendo solo di quel raggio di sole che le portava lui, ed anche se non era un raggio continuo, lo aspettava sempre con impazienza e con amore, accontentandosi.
Ed ora eccola qua! Improvvisamente ha aperto gli occhi e si è accorta che il sole è lì fuori e non è solo quello che le dona lui, anzi, quel raggio di sole momentaneo ha sempre celato, dietro di se, nuvoloni ed acquazzoni interminabili. Vere e proprie tempeste nel suo cuore ogni volta che se ne è andato lasciandola sola in balia del suo dolore. “Tornerò presto” … ma stavolta era certa che non voleva più che tornasse. Non ne vedeva più il motivo. Non voleva più ancora temporali. Non più ancora sofferenze. Non più ancora menzogne. E con coraggio andò verso lo specchio, provando a guardarci dentro e vedendo la sua immagine riflessa. Dapprima è stato doloroso guardarsi, guardare in faccia la realtà perché non riusciva a vedere la splendida donna che era, e provava pena per se stessa. Ma poi è riuscita a guardare e a provare ammirazione per il suo coraggio. Ha sempre amato le sfide. Soprattutto quelle con se stessa. “Fatti coraggio” la incoraggiò il suo sorriso al di là dello specchio, “questa non è una sfida grande, però vale la pena di vincere ancora una volta!”

Dedicato a tutte quelle donne che non hanno il coraggio di cambiare quel che non fa loro bene. A tutte noi donne che abbiamo ancora tanto da donare ed, ancora, un grande dovere verso noi stesse: quello di stare bene!!!

AnnaGi (agosto 2007)

lunedì 12 gennaio 2009

da Notre Dame de Paris... a Roma... ed altrove

BELLO COME IL SOLE + CUORE IN ME




UNA GRANDE EMOZIONE !!!


venerdì 9 gennaio 2009

IL TUO SONNO


Adesso che dormi,
posso guardarti indisturbata,
abbandonato nel candore delicato
del mio cuscino
sembri un bimbo tenero
ed insieme un eroe d’altri tempi.

La tua schiena nuda,
è percorsa dal mio sguardo
che incantato si sofferma
sulle tue braccia forti
che mille e più volte mi hanno stretta
in un abbraccio dolce e protettivo.

Candele ancora accese,
emanano luce soffusa e delicata
come il nostro amore
e come questo magico momento.

Ora tu dormi,
e io ti guardo
indifeso nella notte,
vorrei accarezzare i tuoi sogni,
cullarli e renderli dorati
come la notte che stiamo vivendo

All’improvviso ti svegli,
mi saluti con un sorriso
e mi stringi a te
e quelle braccia forti diventano
il mio rifugio sicuro

Le candele, adesso,
sono fuoco che arde forte e violento
e rischiara questa stanza
colma dei nostri sguardi e dei nostri desideri.



martedì 6 gennaio 2009

PERCHE' TI VOGLIO BENE

LETTERA dal CIELO

"Quando ti sei svegliato, questa mattina, ti ho osservato ed ho sperato che tu Mi rivolgessi la parola, anche solo poche parole, chiedendo la Mia opinione e ringraziandoMi per qualcosa di buono che Ti era accaduto ieri: però ho notato che eri molto occupato a carcare il vestito giusto da metterti per andare a lavorare.
Ho continuato ad aspettare ancora mentre correvi per casa per vestirti e sistemarti: sapevo che avresti avuto del tempo solo per fermarti quanche minuto per dirMi "Ciao": però eri troppo occupato.
Per questo ho acceso il cielo per te, l'ho riempito di colori e di canti di uccelli per vedere se così Mi ascoltavi: però nemmeno di questo ti sei reso conto.
Ti ho osservato mentre ti accingevi al lavoro e ti ho aspettato pazientemente, tutto il giorno, con le molte cose che avevi da fare: suppongo che tu sia stato troppo occupato per dirMi qualcosa.
Al tuo rientro ho visto la stanchezza sul tuo volto ed ho pensato di rinfrescarti un poco facendo cadere una lieve pioggia perchè questa la portasse via: il Mio era un ono, ma tu ti sei infuriato ed hai offeso il Mio nome.
Desideravo tanto che tu Mi parlassi ... c'era ancora tanto tempo, ho pensato.
Dopo hai acceso il televisore. Ti ho aspettato pazientemente, mentre guardavi la TV; hai cenato, ed immerso nel tuo mondo, ti sei dimenticato, nuovamente, di parlare con Me.
Ho notato che eri tanco ed ho compreso il tuo desiderio di silenzio e così ho fatto scendere il sole ed al suo posto ho steso una coperta di stelle ed al centro di questa ho acceso una candela: era uno spettacolo bellissimo, ma tu non ti sei accorto di nulla.
Al momento di dormire, dopo aver augurato la buona notte alla famiglia, ti sei coricato e, quasi immediatamente, ti sei addormentato.
Ho accompagnato i tuoi sogni con musica e dolci pensieri ed i Miei Angeli hanno vegliato su di te: ma non ti importa perchè, forse, nemmeno ti rendi conto che Io sono sempre lì con te.
Ho più pazienza di quanto immagini: mi piacerebbe pure insegnarti ad avere pazienza tu con gli altri.
Ti amo tanto che attendo tutti i giorni una preghiera: i doni che ti ho dato oggi sono frutto del Mio amore per te.
Bene, ti sei svegliato di nuovo ed ancora una volta Io sono qui ed aspetto, senza nient'altro che il Mio amore per te, sperando che oggi tu possa dedicarmi un po' di tempo.
Buona giornata".
Tuo Papà: DIO

Questa lettera ce l'ho appesa allo specchio nella mia vecchia stanza...

domenica 4 gennaio 2009

MI MANCHI

“mi manchi, adesso che so cosa vuol dire averti accanto, adesso che non ti ho più, ora che il tuo cuore non batte più all’unisono col mio, tu mi manchi e sono niente senza te”

Cosa vuol dire “mi manchi”?

Quante volte ci è capitato di dirlo e quante volte lo abbiamo sentito dire?
Se dico a qualcuno “mi manchi” vuol dire che vorrei che fosse qui in quel preciso momento, che vorrei condividere quel momento con quella persona, che avrei bisogno della sua presenza, fisica ed emotiva. Si dice “mi manchi” a chi si è dovuto allontanare da noi, malgrado il suo volere (un viaggio di lavoro, un’assenza improvvisa), ma in questo caso quello che più “manca” è l’abitudine, la quotidianità di certi gesti che per qualche giorno non avremo.
Si dice mi manchi a chi ci ha privati di sé, a chi ci ha lasciati, abbandonati nella culla vuota di un amore spezzato a metà, ma se si è legati da un forte sentimento non si dovrebbe sentire alcuna mancanza, perché quel sentimento rimane a prescindere. Eppure ci si sente come privati di qualcosa… fa parte dell’essere “umano”, credo.

Ma dire “mi manchi” a qualcuno che abbiamo allontanato, che non sentiamo più, che non vogliamo più perché abbiamo deciso di non volerlo più, che senso ha?
Come si può sentire la mancanza di una persona che abbiamo deciso di allontanare dalla nostra vita?
Quando ti manca qualcuno stai male, sembra che tutto perda senso e valore, ti senti vuoto e inutile ed allora che senso ha “privarsi volontariamente” dell’altro? Se ci manca qualcuno che amiamo non scappiamo da lui…

… credo che a volte si faccia un uso improprio di certi termini…


venerdì 2 gennaio 2009

L'ALBA di DOMANI - Benvenuto anno nuovo!

Eccolo lì, il 2008 ancora si vede, voltato di schiena che sta andando via, ricurvo su se stesso. Vecchio e stanco, ha raccolto tutto quello che ha seminato durante i suoi 366 giorni, li ha racchiusi in un sacco di tela che ora trascina sulle spalle mentre se ne va. Le cose più importanti le ha consegnate al nuovo anno, al 2009, perché possa proseguire la sua opera, ma con se ha tenuto tutti i ricordi – sia quelli belli che quelli brutti – e li andrà a depositare negli archivi della memoria dove tutti i suoi colleghi che lo hanno preceduto hanno depositato, a loro volta, i propri ricordi. Un vecchio stanco è questo 2008. ha lavorato molto, ha dovuto occuparsi di molte e molte faccende qui su questa terra dove noi, a volte, abbiamo dimenticato il vero senso della vita ed anche i valori più importanti per un pugno di lucciole che ci ha dato luce solo per un tempo breve. Quanto ha visto il nostro caro vecchio anno!
Ha lasciato il posto ad un collega giovane sperando ed augurandosi che le sue fresche energie riusciranno a “star dietro a questi uomini che non sono mai contenti, che vogliono sempre di più e a volte non sanno nemmeno cosa vogliono; che litigano tra di loro per un posto al potere, che si dichiarano guerra ogni giorno e che non sanno risolvere i problemi, ma, anzi, con l’idea di risolvere distruggono ogni giorno di più”… e così se ne sta andando, tra un po’ ci saremo tutti dimenticati di lui. Dimenticati di lui e di quelle che erano le previsioni al suo arrivo, i buoni propositi, le ambizioni disattese e tutto il resto.
Mi sono messa a letto, ieri sera, cercando di fare il punto della situazione. Nessun bilancio questa volta, nessuna valutazione se non quella di una nuova consapevolezza di me stessa e… la scatola del mio “vissuto di un anno intero” pesa un po’, di errori ne ho commessi anch’io, ma sto cercando di imparare da essi; del resto siamo esseri umani e quindi non perfetti!
Cosa dire a questo giovane 2009, appena arrivato, ancora inesperto ma ricco dei consigli lasciati dal vecchio anno? Personalmente mi sentirei soltanto di offrire l’impegno di ognuno, me per prima, per fare in modo che si viva tutti un anno fatto di minor ipocrisia e maggior impegno a costruire un futuro che sia privo di qualsiasi forma di “cattiveria”…
È lo stesso augurio fatto esattamente un anno fa e che farò il prossimo anno. Lo stesso impegno, aumentato, di un anno fa e che il prossimo anno spero sia ancora più grande.
Perché, diciamolo chiaramente, senza il rispetto tra gli uomini, senza l’amore e la stima verso il prossimo si conclude ben poco e soprattutto si vive male (prima di tutto con se stessi).
Il futuro, la felicità, il buon vivere dipende sempre e solo in prima persona da noi. Viver bene noi per donare il bene agli altri… penso che solo questa possa essere la formula vincente. Una formula piccolina che se sviluppata potrebbe davvero offrire tanto!
E se “gli altri” non vogliono, se non sanno recepire, se non ne hanno l’intenzione a condividere una nuova forma di rispetto, possono rimanere dove sono… indietro e a piedi… noi si va avanti. Vivremo momenti difficili, quello che abbiamo ereditato dal vecchio anno è un fardello troppo ingombrante contenente davvero una massa enorme di problemi, che solo se saremo uniti e forti e rispettosi l’uno dell’altro, forse, riusciremo a superare e se non si supererà la crisi, quanto meno saremo in grado di viverla con una pace diversa nel cuore.
Il mondo non cambia se non vogliamo cambiarlo! Bisogna partire dalle cose piccole. E’ inutile girarci intorno ed aspettare la manna che scenda dal cielo. Ecco qual è, secondo me, il senso di far “buoni propositi” all’inizio di un nuovo anno.
Buon inizio, allora, 2009, ben arrivato e buon lavoro. Noi cercheremo di mettercela tutta e tu, se puoi, cerca di non deluderci, mantieni sempre viva la magia di quest’alba… L’ALBA DI DOMANI!