sabato 29 novembre 2008

BUON FINE SETTIMANA

per giocare un po' e per riderci su, guardate che ho scovato?

http://www.makemesuper.com/r.php?i=2_aeebd-141634-f-anna


Così, visto che in questi gg non ho molto tempo per dedicarmi con sufficiente attenzione al blog, posto questo "coso" strano e lo dedico a tutti quelli che hanno voglia di "tirarsi su il morale"... a me ha divertito un bel po' farlo.... eh eh eh !!!
provateci anche voi!!!

Buon fine settimana

lunedì 24 novembre 2008

CAMBIARE

IL CORAGGIO DI CAMBIARE

Capita spesso di sentirsi insoddisfatti e lamentarsi per come vanno le cose, ovvero lamentarsi perché il mondo a volte non gira come vorremmo che girasse. A volte ci sentiamo prigionieri di situazioni che ci siamo creati da soli e che poi ci vanno strette e nonostante tutto non facciamo niente per cambiarle. Non muoviamo un dito per capovolgere e ribaltare tali situazioni. Continuando a lamentarci, oppure a provare un senso fastidioso di inquietudine, ci trasciniamo “andando avanti”, lasciandoci, così, vivere dagli eventi piuttosto che vivere gli eventi senza accorgerci che tutto dipende da noi, che siamo noi che ci costruiamo il nostro futuro e quello che saremo domani. Abbiamo paura di cambiare. È più semplice rimanere ancorati a vecchi stereotipi che, essendoci noti ci danno sicurezza, piuttosto che ribaltare la situazione ed andare incontro a qualcosa di nuovo, sconosciuto, ignoto. Lasciare il certo per l’incerto fa paura, è vero, ma è anche vero che non si può rimanere legati alle situazioni solo per abitudine. Certo. Il nodo della questione sta proprio qui. Ci si lascia cullare dall’abitudine. “Ormai è così e resto calato in questo ruolo, mi lascio vivere, senza accorgermi che la vita passa, va avanti ed io sto perdendo molti treni”. Avere il coraggio di cambiare. Sì, il CORAGGIO. Si tratta di coraggio perché i cambiamenti spaventano a volte. C’è chi è più “temerario” e si butta a pesce nelle situazioni, nelle novità e chi, invece, è meno impulsivo e si crogiola nell’abitudine, magari augurandosi che prima o poi la situazione cambierà.
Ma le situazioni non cambiano! Siamo noi che cambiamo. Questo è un punto fondamentale che quasi sempre – però – non teniamo in considerazione. Se qualcosa cambia o è cambiata è perché NOI siamo cambiati e stiamo cambiando. Ed il nostro cambiamento interiore fa sì che poi vediamo le cose da un’ottica diversa dalla solita. E ci sembra tutto differente da com’era prima. Eppure, a volte capita che pur essendo cambiati noi, pur guardando in faccia la realtà, pur capendo che qualcosa non è più come prima, continuiamo a restare ancorati a quel qualcosa, vai a sapere il perché. Forse proprio perché il cambiamento vero richiede tanto, ma tanto coraggio e c’è bisogno di tempo per fare andare d’accordo emotività e razionalità. Il cambiamento vero, e qui mi riferisco a quello personale, quello che avviene dentro di noi, provoca dolore, sofferenza. Certo, perché accettare una parte di noi che ignoravamo che esistesse, imparare a conoscerla e a conviverci, staccarci da quella nostra “parte malata” ma tanto cara perché è con noi da tutta la vita (l’abitudine) comporta fatica, stress emotivo e sofferenza. Ma poi, il risultato, come al solito, dovrebbe essere una rinascita personale che porta – si spera – a vivere con maggiore consapevolezza le scelte che si faranno da lì in avanti.
Quindi il cambiamento è un cambiamento personale, intimo. Una volta avvenuto questo cambiamento le situazioni dovrebbero apparire ai nostri occhi sotto un’altra veste e forse in quel momento siamo davvero in grado di comprendere cosa è meglio per noi, ora che abbiamo imparato a conoscerci nel profondo, ora che si presume abbiamo raggiunto un giusto grado di equilibrio. E allora il CORAGGIO di CAMBIARE non si riferisce alle azioni che compiamo (cambio lavoro, cambio casa, lascio il mio fidanzato) ma riguarda una sfera molto ma molto più profonda: la nostra anima. Allora capisco perché per molti è difficile. Ora capisco che mettersi in discussione fa paura. Si. Fa paura e bisogna essere davvero pronti per affrontare un viaggio così tanto coraggioso!


venerdì 21 novembre 2008

LASCIA APERTA LA FINESTRA



Lascia aperta la finestra
e fai entrare la luce
che illumini questa stanza

Lascia aperta la finestra
così che i raggi del sole
possano scaldare la casa

Lascia aperta la finestra
affinchè il vento possa
soffiar sulle tende

Lascia aperta la finestra
e e guarda la pioggia
lavar via la polvere sui davanzali

Lascia aperta la finestra
osserva cosa c’è fuori
ed apri al mondo il tuo cuore


lunedì 17 novembre 2008

TANTO... RITORNANO

Storie che vanno e che vengono. Un nuovo amore inizia ed una storia finisce. È l’altalenare della vita, la solita ruota, che girando, mostra tutte le sue sfaccettature.
Finiscono i brevi flirt, i fidanzamenti più lunghi ed anche i matrimoni.
Una coppia che si separa lascia dietro di se dolore, tristezza, amarezza e una buona dose di delusione. E a volte capita che ci si lascia non proprio in buoni rapporti.
Chi è stato lasciato rimane a leccarsi le ferite a lungo fino a quando arriva il momento di reagire.
Così, da soli, ci ritroviamo ad affrontare quel vuoto che sembra incolmabile, ma che poi, inevitabilmente, diventa sempre meno “vuoto” perché, si sa, tutto si affronta e, fortunatamente, tutto passa.
Ma ecco che in quel momento preciso, quando la “crisi” è più o meno superata, quando si ricomincia a guardare il mondo con nuova curiosità, quando si è riusciti ad accumulare un po’ di forze per ricominciare a guardare avanti, lasciandosi tutto il resto alle spalle… ecco suonare il telefono… è lui/lei… l’ex…
Come un complicato calcolo matematico, che, poi, tanto complicato, in realtà, non è: prima o poi tornano!!!
Non importa dopo quanto tempo, non importa nemmeno in che veste si ripresentano e come lo fanno: fatto sta che lo fanno e questo “ripresentarsi” non sarà, per noi, un buon evento.
Molteplici sono le domande che ci poniamo in quei cinque secondi che precedono la risposta al telefono: “che vorrà? Come sta? Perché mi chiama? Avrà sbagliato numero? Vuole ricominciare? Mi ama ancora? ed io, lo amo ancora? che gli rispondo?”
Una serie innumerevole di domande e risposte che girano nella nostra testa alla velocità della luce.
Come mai gli “ex” ritornano sempre?
E in che modo ritornano?
A volte tornano per ricominciare.
Altre volte no.
Chiamano, chiacchierano del più e del meno, ci domandano, ci raccontano e quando riagganciamo il telefono la reazione è piuttosto buffa: rimaniamo con la cornetta in mano, a guardarla con stupore senza aver capito il senso di quella telefonata. O forse senza volerlo capire. Ma in fondo cosa c’è da capire?
L’esperienza, alla fine, si ripeterà nel tempo, se nel frattempo gli avremo dato corda.
Ne parlavo giusto qualche tempo fa con una cara amica: lei mi confidava del suo ex marito il quale, a distanza di un anno dalla separazione legale, ora la cerca tutti i giorni, almeno una volta la settimana la invita a pranzo e addirittura le confida le sue “questioni di cuore” intervallando confronti e commenti che alla mia amica, in tutta sincerità, non fanno piacere affatto.
Eppure lei resta lì ad ascoltarlo, a pranzare con lui e, magari, dispenserà anche qualche buon consiglio; del resto rimanere in buoni rapporti è segno di civiltà e su questo non ci piove. Ma rimanere in buoni rapporti (troppo buoni, direi io) quando ci si rende conto che la cosa ci disturba non mi sembra salutare.
Insomma: che bisogno c’è di venirti a confidare con me, si proprio con me che non hai più voluto (e se non mi hai voluto più vuol dire che non hai riscontrato in me quelle qualità indispensabili per la buona riuscita di una relazione)?
Credo che anche se tutto è stato superato, anche se non si è più innamorati di quella persona, anche se non ne soffriamo più, sicuramente un certo senso di fastidio lo si provi nel sentire certi tipi di confidenze. Figuriamoci poi se, al contrario, siamo in fase di “guarigione”…
Spesso gli “ex” tornano e pretendono di fare gli “amici di camerata” come se niente fosse, come se, secondo loro, tutto il male che c’è stato nel frattempo fosse del tutto cancellato, senza rispettare i nostri tempi e noi, SOPRATTUTTO, li lasciamo fare… talvolta…




venerdì 14 novembre 2008

ASPETTANDO IL WE

Forse è una piccola provocazione
o forse solo il desiderio di relax...



VEDIAMO COSA SORTIRA' QUESTA VIGNETTA...
sono aperte le "danze"... dite la vostra...
ovviamente se volete
:)

mercoledì 12 novembre 2008

UN PO' di BUONUMORE

ROMA è ROMA...



. . . lezione di romanesco
__________________

Realmente accaduto a Roma a bordo della Metro A:
Una signora espone il biglietto integrato giornaliero al controllore.
Signora: 'Mi scusi, con questo posso viaggiare tutto il giorno?'.
Controllore: 'Si nun c'hai 'n cazzo da fa'... Sì'.

Al semaforo di via Portuense:
In mezzo ar traffico c'è 'r tipico romano 'ncazzato che dà una serie de
clacsonate inutili perché nun c'è pòpo spazio pe' fermasse. Dopo la quarta
e quinta clacsonata, quello co' 'r motorino davanti a lui (che ormai era
rincojonito dal frastuono) je dice: 'A capo, er clacson funziona, mo' prova
'mpò li fari!?'.

Mercato del pesce di Testaccio:
Il pescivendolo urla a squarciagola: 'Ahò! 'Sti pesci nun so' morti, stanno
a dormì!'.

Coppia di coatti in spiaggia a Porto Cervo:
Lui: 'Amo', ma 'naa vedi che acqua! A Ostia manco da li rubinetti esce
così!'.

Realmente accaduto in via Nomentana:
Un signore alquanto anziano resta immobile con la sua macchina allo scattare
del verde e il ragazzo di dietro con una macchinetta alquanto sportiva
abbassa il finestrino, si sporge e esclama: 'A nonno, guarda che più verde
de così nun diventa!'.


Al semaforo di Viale Aventino:
il primo della fila non si decide a partire e quello dietro gli urla: 'ahò,
quann'esci dar coma facce 'na telefonata!'.

Incrocio di Via Appia (San Giovanni):
Fermo ad un semaforo c'è un vecchio con una macchina tutta scassata.
Allo scattare del verde non parte e un ragazzo di dietro, con una macchina
sportiva, gli dice: 'A nonné, c'avemo solo tre colori... È uscito er
verde...Che volemo fa'?'.


Due amici al mare:
uno di Ostia e l'altro di Fiumicino, muoiono di caldo e decidono assieme di
andare a fare il bagno. Al momento di entrare in acqua il ragazzo di
Fiumicino nota che quello di Ostia non sa nuotare e gli urla sbeffeggiante:
'Ahooò, sei pòpo 'n'idiota. Sei de Ostia e nun sai nòtà?'.
E il ragazzo di Ostia prontamente gli risponde: 'Perché, te che sei deFiumicino sai volà!?'.

lunedì 10 novembre 2008

REGALARTI

Regalarti un sorriso
il mio scopo più vivo.
Regalarti un’emozione
la mia gioia più profonda.
Regalarti un sogno
il mio più grande sogno.
Regalarti il mondo,
sarebbe sempre il fondo,
per te, mamma,
che hai regalato a me la vita.

(Daniela Adamo)

giovedì 6 novembre 2008

IL PRIMO AMORE


Lui arrivò in sella alla sua moto
Due occhi neri e profondi
La barba incolta e l’aria vissuta

Lei si sentì fermare il cuore
Per un istante che sembrò eterno

Lui, bellissimo e dannato
Lei un fiore non ancora del tutto sbocciato

In un solo momento capì
Che l’amore della sua vita era lì
Davanti a lei

La fece salire sulla moto
E la portò con se
Lei lo seguì
Donandogli tutta se stessa

Impararono insieme
a riconoscere le stagioni
Semplicemente dall’odore
Ed insieme conobbero ogni forma dell’amore

Diventarono grandi insieme
Sempre uniti per mano
Promettendosi ogni bene

Lei sognava il suo futuro di sposa
Lui diceva sempre “ma dai che così è la stessa cosa”

Lei nutriva una speranza in fondo al cuore
Mentre il tempo andava senza far rumore
E intanto li cambiava inevitabilmente

La sua mente era sempre più cosciente
Che sarebbero andati incontro al niente
Ma non voleva realizzare
Quel che il cuore non sapeva accettare

Poi arrivò un freddo inverno
Freddo come ormai erano diventati i gesti
Tra di loro

Freddi come le parole
Oramai prive d’amore
Parole dette per parlare
Senza voler davvero mai dire

Lui una sera la guardò
Con quegli occhi neri e profondi
Che erano l’unica cosa rimasta uguale
In tutti quegli anni

Lei in quegli occhi
Vide una stagione
Della quale non ne conosceva l’odore

Con il cuore strizzato per il dolore
Abbassò lo sguardo e lo rialzò
Solo per guardarlo allontanarsi
In sella ad una nuova moto




domenica 2 novembre 2008

GIORNI di FESTA


È questa atmosfera dei giorni di festa che mi piace tanto.
Non sempre, però, e non tutte le feste, in realtà.
Forse accade solo quando sono di buon umore.
Ma l’aria della domenica mattina certe volte è come una carezza affettuosa. Svegliarsi un po’ più tardi, rimanere un po’ a poltrire sotto le coperte, aprire la finestra e far entrare tutto il sole che è fuori e poi uscire per andare a pranzo da qualcuno, fermarsi in pasticceria per comprare un dolce e fare una discreta fila perché, chissà perché, tutti hanno avuto la stessa idea. Perché una domenica senza dolce in tavola non è domenica.
E poi gli odori… i giorni di festa sono caratterizzati da profumi speciali.
Suono il citofono, entro nel portone e vengo assalita da un irresistibile profumo di pollo arrosto. Per non parlare di cosa ha sentito il mio olfatto sopraffino appena entrata in casa di mia madre!!!
Così mi tornano in mente alcune domeniche del passato.
Il sugo che cuoceva lentamente in cucina, io che andavo a Messa (da piccolina ero quasi una “buona cristiana”), poi si andava a comprare le paste e via, al ritorno ero pronta ad intingere un pezzettino di pane nella pentola del sugo ormai pronto, tra i brontolii di mia madre che si seccava se lasciavo dentro le briciole (e vedi tu!).
Oggi non è domenica, ma è uno di quei giorni di festa che mi ricorda tutto questo.
Ho appena finito di mangiare una buonissima fetta di millefoglie che ha concluso un pranzetto niente male. Ce lo meritavamo mia madre ed io…. E tutto questo mi rincuora, anche quest’atmosfera che sembra “ovattata” mi piace, sembra che tutto si svolga sotto una coltre di apparente pace.
Eppure ci sono volte in cui la domenica (o un qualsiasi giorno di festa infrasettimanale) sembra il giorno più bastardo che ci sia.
Quando sei giù, hai un peso sul cuore, ti gira storto, la domenica è il giorno più inutile della settimana. Nulla da fare se non dare ascolto alla pigrizia che con il passare delle ore si impossessa di te sempre di più, trasformandosi in tristezza; quegli odori “tipici domenicali”, il vociare allegro che giunge da casa dei vicini, l’atmosfera festosa, tutto quanto sembra non appartenerti e ti senti escluso dal mondo, rintanato in una solitudine che fa male, in un giorno perfettamente inutile.
Sono momenti che girano, un giorno in un modo e un giorno in un altro, fortuna che in questi due primi giorni di novembre per me GIRA BENE!!!
Roma, 1 e 2 novembre ‘08


Foto: boschetto in Aspromonte - Agosto 2008