mercoledì 31 dicembre 2008

Happy New Year

Ed eccoci qui, siamo giunti davvero ai titoli di coda di questo anno che volge al termine (e per giunta bisestile).
Tempo di bilanci e considerazioni di 366 giorni trascorsi e che lasceranno, comunque sia andata, una traccia dentro ognuno di noi, perchè, si sa, il vissuto di ognuno è quello che "ognuno" sarà domani.
Non mi va - stasera - di pensare a cosa è stato.
Ho deciso di pensare di meno da domani in poi (anche perchè è stato scientificamente provato che chi pensa troppo e si arrovella il cervello in mille pensieri ingrassa ... almeno tre kg! ... sarà per questo che sono ingrassatissima così tanto???
Scherzi a parte (però la trovata scientifica pare sia vera), penserò di meno e cercherò di vivere la vita con un po' più di leggerezza e un po' più alla giornata... senza x questo, però, diventare vuota e superficiale...
E così, tra un preparativo e l'altro, fatto per salutare degnamente il nostro caro amico 2008, vi lascio i miei
AUGURI
per la realizzazione di tutto quello che vi sta più a cuore, per un nuovo anno sereno, all'insegna della pace e del buon vivere, della solidarietà e comprensione reciproca e soprattutto all'insegna dell' AMORE!!!
Vi abbraccio tutti quanti con simpatia ed affetto :)


Buon 2009-by Blografando


martedì 30 dicembre 2008

PREMIO DARDOS

Grazie a LUCIANO http://www.otrantino.blogspot.com/ che mi ha assegnato questo premio Dardos dedicato ai Blogger che si sono distinti impegnandosi nel trasmettere Valori Culturali, Etici, Letterali o Personali.

Violo il regolamento e lo dedico a tutti i miei amici blogger che mi seguono.

Vorrei che fosse un dono per il nuovo anno!

A Voi, dunque, affinche, se volete, lo conserviate nel Vostro blog! (ed eventualmente assegnarlo ad altri 15 amici bloggers)

domenica 28 dicembre 2008

E SI TORNA...



la gioia del Natale, il calore della legna che brucia forte nel camino, accompagnato al calore dei tuoi cari, all'allegria di una tavolata imbandita, al fragore delle risa dei più piccoli che riempiono la casa ed anche il cuore... e pensare, che come ogni anno, prima di partire mi faccio prendere sempre dalla pigrizia e dal "uffa, come vorrei stare a casa mia sola a riposare" e poi, come ogni anno, mi sento fortunata per questa "carrettata" di caos che mi accompagna ogni Natale, facendomi sentire meno la mancanza di chi non è più con noi a festeggiare, ma che festeggia ugualmente nel cuore... e poi, come ogni anno, ritorno a casa mia e mi assale la tristezza del silenzio al quale mi ero già disabituata. Non più colori, non più tavole da sparecchiare, non più "zia" sentito pronunciare mille volte in mille modi diversi, non più...

solo silenzio e paura e speranza che un malanno sia solo una banale influenza e che quest'anno bisestile, che con me si è comportato (fortunatamente) come un anno normale ,non voglia fare lo stronzo proprio alla fine...

Pensieri malinconici, oggi, in una domenica grigia e piovosa e fredda, mentre la TV arriva soffusa dall'altra stanza ed io, in cucina, non so cosa preparare... e perchè...


nella FOTO: il camino che ha scaldato il mio Natale



martedì 23 dicembre 2008

BUON NATALE





A tutti Voi auguro un sereno Natale.

Che Cristo nasca di nuovo nel cuore di ognuno di noi.

Anna

ELUCUBRAZIONI SPARSE

E finisce che alla fine, pensa che ti ripensa non hai pensato niente, ma poi, all'improvviso un' illuminazione si impossessa di te e come un fiume ti travolge il cervello in mille piccole considerazioni, che ti domandi: "sarà normale o è la solita sindrome ormonale"?
Tralascio l'insidioso dilemma, decido di fregarmene e di dare libero sfogo alle mille elucubrazioni che stamattina si sono impossessate di me.
Mi domando se quando dentro di me mi sento "buona" lo sono veramente o è solo un artifizio... nel senso che io mi ci sento davvero e mi domando se gli altri lo percepiscono.
Mi domando se dopo aver capito un errore sia giusto comunicarlo al destinatario danneggiato da tale errore, chiedendo scusa e spiegando che in fin dei conti gli sbagli non si controllano, capita a tutti fare cazzate e l'importante è rendersene conto. Ma se poi la voglia di chiedere scusa non c'è vuol dire che non ce ne frega niente di ricurire quel rapporto? Temo di si. Allora si cerca di fare le giuste considerazioni: ho sbagliato io, hai sagliato tu e siamo scazzati entrambi. Poi io comprendo i motivi dei tuoi scazzi e mi rendo conto che buona parte della responsabilità è anche mia (per il solito fatto che le cose accadono sempre perchè c'è reciprocità); a questo punto dovrebbe arrivare il chiarimento (credo); ma se questo chiarimento non arriva vuol dire che... vuol dire che non lo vogliamo (credo)... però c'è una cosa - che nel frattempo è accaduta - ed è molto importante: l'aver capito (da soli) le ragioni altrui ed averle accettate...
per i chiarimenti forse c'è tempo, un tempo più maturo che porterà con se anche l'accettazione dei propri errori. E se tale momento tarderà ad arrivare fa niente. Ho sempre creduto che l'importante è stare bene con la propria coscienza... il resto... è mancia!!!

venerdì 19 dicembre 2008

VENTO



Come vento
il mio pensiero
rapidamente vola


Corre
e fischiando si insinua
in ogni meandro di memoria

Frizzante vento di ponente
fresco e rigenerante
mi carezza il viso
e mi chiude gli occhi
in un notturno insonne

Subdolo e freddo
mi percorre la schiena
sciogliendosi in mille brividi
fino ad arrivare al cuore

Come freddo vento di tramontana
un pensiero fulmineo
mi riporta la tua immagine lontana

Agghiacciante lo sguardo tuo
a graffiare il delicato scudo dell’anima mia.


domenica 14 dicembre 2008

ACCETTAZIONE


Uno dei compiti più difficili della vita è ACCETTARE le cose così come sono.
Riuscire ad imparare a confrontarci con la relatà che ci circonda non è semplice. Certo, spesso capita che ciò che ci accade non ci piaccia e soprattutto che ci faccia stare male.
Accettare le cose come sono non significa farsi scivolare tutto addosso. È frutto di una consapevolezza che ognuno dovrebbe avere di se stesso, perché tutto quello che accade non è nient’altro che la risposta del mondo a come noi ci proponiamo al lui. Altro non è che il riflesso di noi stessi.
Se si basa il nostro interesse solo verso l’esterno, la consapevolezza di noi stessi diminuisce e di conseguenza viene meno tutto il resto perché si rimane sempre e solo in superficie.
Al contrario, quanto più accentriamo la nostra attenzione su noi stessi, su quanto abbiamo dentro, nel profondo, considerando il valore di tutto ciò, tanto più riusciremo ad accettare il mondo che ci circonda e a comprenderlo meglio. Che sia un particolare evento, che sia il comportamento di una persona o solo un fattore climatico. Tutto si riesce ad affrontare solo se si è pronti a “brillare” nel nostro centro più profondo.
Quante volte è capitato di sentirsi in pace con se stessi e di notare che tutto intorno a noi ci sorrideva? Ecco, questo è il punto: riuscire a guardare le cose con una chiave di lettura diversa dal solito “lamento” insoddisfatto per quello che non va.
Avere un’apertura mentale può essere una buona chiave, ma bisogna fare attenzione a non essere “aperti” a tutto.
Con questo non intendo dire che ci si deve rivolgere positivamente a qualsiasi evento (come ad esempio quelli criminosi), ed accettare tutto quello che la vita ed il mondo ci propone, ma aprirsi alla vita con amore desiderando di trovare dentro ad ogni evento un fondo di verità. Solo così penso che si riuscirà a capire cosa significhi “comprendere” il prossimo.
Apriamo allora il nostro cuore a tutto quello che ci può donare “luce”, serenità, gioia, saggezza ed amore e cerchiamo la forza di trovare in ogni evento la sua verità.
Aprirsi al prossimo, e con rispetto cercare di comprendere il suo punto di vista e i suoi comportamenti, anche quando tali comportamenti provocano rabbia, significa accettare. Si accetta solo quando si è compreso pienamente il senso di ciò che accettiamo….
Siamo esseri umani e ci è concesso di sbagliare. Sta a noi, però, cercare di migliorarci ogni giorno di più per un vivere più sereno.

FOTO: lampione a Trastevere - Anna 2008

venerdì 12 dicembre 2008

ROMA come VENEZIA?

AGGIORNAMENTI:
questi sono alcuni scatti di oggi, 13 dic. nel
primo pomeriggio

qui di lato il primo bastione di Ponte Milvio
dove solitamente ci passa una passeggiata e sull'altra sponda c'è la pista ciclabile (completamente sommersa)



questo è il Tevere nei pressi di Via Salaria, un po' prima dell'aeroporto dell'Urbe

ancora una visione di ponte milvio (anche detto Ponte Mollo...)

Roma, 13 dicembre 2008 (e nel frattempo ha ricominciato a piovere)




Vorrei provare a descrivere la mia città oggi, come l'ho vista alle 15,00 all'uscita dall'ufficio.


Il cielo era di un color grigio scuro come se fosse già quasi sera, i colori dei palazzi, delle strade, degli alberi era strano, lo definirei color pioggia. O per meglio dire: color pioggia all'imbrunire con infusioni di tristezza qua e la. Anzi no, non di tristezza... era un'atmosfera strana che non saprei descrivere, come se tutto fosse fermo eppure non c'era nulla di fermo nè di calmo.

Color pioggia...
Ed in effetti piove. Sta piovendo ancora. Piove da... da ormai due giorni, senza tregua, magari rallenta per qualche ora in quella stupida pioggerellina, ma sempre di pioggia si tratta.
Morale della favola: il Biondo Tevere ha raggiunto livelli di piena mai visti ed è stato proclamato, per la città, lo stato di calamità naturale.
Diamine!

Una delle zone più a rischio è quella di Ponte Milvio, dove, in realtà, non si prevede una vera e propria esondazione del fiume ma dei rigurgiti dalle fogne. Si attende una fuoriuscita dell'acqua dai tombini con un lento e graduale innalzamento del livello sulla sede stradale.

Insomma, forse è pure peggio...
Sono passata proprio lì per tornare a casa e non saprei descrivere lo scenario. La cosa che mi ha immediatamente colpito è che - percorrendo lungotevere, in una situazione normale - il fiume non lo si vede, si sa che è lì, ma non si vede o forse lo si intravede; oggi, invece, sembrava una strada che scorreva accanto a quella che io stavo percorrendo. Arrivata all'altezza del ponte ho trovato davanti a me uno schieramento di Forze dell'Ordine, Protezione Civile, Croce Rossa, grossi mucchi di sacchi con dentro... forse sabbia... non saprei. Il ponte transennato e l'acqua marrone che si vedeva dalla strada.

Certo oggi - nonostante l'allarme - è andata meglio di ieri nel senso che ieri ho percorso più km nell'acqua che sull'asfalto, tant'è che più di una volta non sono riuscita a capire quanto profonda fosse la pozzanghera e mi ci sono avventurata lo stesso (oggi almeno non c'erano allagamenti vari, almeno non sul mio cammino), però in altre zone so che hanno dovuto chiudere al traffico la strada.

Avrei voluto documentare con delle foto ma in quel posto era impossibile fermarsi e

parcheggiare. Ho fatto un solo ed unico scatto da Ponte Duca d'Aosta, ma...

L'allerta era anche per la zona di Prima Porta, alias vicino casa mia... morale della favola, per evitare di rimanere bloccata in casa per chissà quanto tempo, (visto che dicevano che avrebbero chiuso le strade al traffico) mi sono trincerata a casa di mia madre che sta bella in alto e fuori da ogni rischio di inondazione e sono anche riuscita a fare un micro giro di shopping natalizio nel pomeriggio, senza dovermi recare in centro.
Avrei voluto fare un salto sulla Tiburtina in un concessionario d'auto, ma so che la tiburtina era chiusa per un allagamento... insomma, 'na catastrofe.
Nel frattempo la situazione sembra esser migliorata, la piena prevista per le 18 è slittata alle 20 poi alle 24... insomma, è una piena, quindi è donna pure lei, quindi si farà aspettare a lungo e forse... neanche verrà!!!

Battute sceme a parte, incrociamo le dita e speriamo in meglio!!!


e nel frattempo continua ad esserci questra strana atmosfera "ovattata", il GRA è senza luce e...



mercoledì 10 dicembre 2008

PENSIERI NOTTURNI

Pensieri notturni
che vagano,
perdendosi
tra immagini e ricordi.

Pupille dilatate
a guardare oltre il buio della notte
confondendosi
tra desideri e rimpianti
nell’ardua ricerca di un qualcosa
che è sempre assente.

Pensieri notturni
che frugano nel buio
un raggio di luce
che faccia brillare di nuovo
la stella
che è in me


domenica 7 dicembre 2008

Q.P.G.A.





non posso non condividere il commento finale dell'autore di questo video



Eccomi di ritorno dal secondo concerto in una settimana. Penserete che sono pazza da legare, ma vi assicuro che per me è più o meno normale. Si, insomma, considerato che l'ultimo l'avevo saltato e che questo qui era un evento troppo particolare, ho acquistato il mio solito biglietto con le mie amiche ed un secondo per portarci mia madre che è da 27 anni circa che sente girare nell'aria certe note ed è una vita che mi chiede "ma perchè non mi porti ad un concerto?" E così stasera siamo andate. Emozionata? No! Di più!!! Entusiasta: si, forse è il termine più giusto. Concerto diverso dai soliti già visti (parlo sempre di lui, naturalmente). Questo qui è stata la narrazione di una storia d'amore, di un amore, anzi di un Piccolo Grande Amore e... mi son sentita tornare indietro di 20 anni, mi son passate davanti agli occhi tante e tante situazioni, ho rivissuto emozioni, ricordato patimenti, rievocato avventure pazze di quando volevo conoscerlo a tutti i costi e da buona fan che si rispetti ho trascorso quasi tutti i pomeriggi di un inverno intero a far le poste sotto casa sua nell'attesa che lui uscisse.
beh! questo è quanto e fare il bis stasera è stato davvero molto bello, più bello di mercoledì scorso. Sarà che sapevo già come sarebbe stato, o sarà che ero cuore a cuore con il mio Piccolo Grande (Unico Vero Sincero e Totale) Amore, ma su questo non voglio dilungarmi.


buona Notte di Note a tutti Voi ed ai Vostri Amori, piccoli o grandi che siano

venerdì 5 dicembre 2008

SADAE

Si chiama SADAE
Sindrome di Attenzione Deficitaria Attivata dall'Età
Si manifesta così:
Mentre mi avvio al garage vedo che c'è posta sul mobiletto dell'entrata
Decido> di controllare prima la posta
Lascio le chiavi della macchina sul mobiletto per buttare le buste vuote e
la pubblicità nella spazzatura e mi rendo conto che il secchio è strapieno.
Visto che fra la posta ho trovato una fattura decido di approfittare
del fatto che esco a buttare la spazzatura per andare fino in banca
(che sta dietro l'angolo) per pagare la fattura con un assegno.
Prendo dalla tasca il porta assegni e vedo che non ho assegni,
Vado su in camera a prendere l'altro libretto, e sul comodino trovo una
lattina di coca cola che stavo bevendo poco prima e che avevo dimenticata lì.
La sposto per cercare il libretto degli assegni e sento che è calda...allora decido di
portarla in frigo.
Mentre esco dalla camera vedo sul comò i fiori che mi ha regalato
mio figlio e che devo mettere in acqua,
Poso la coca cola sul comò e lì trovo gli occhiali da vista che è tutta
la mattina che cerco
Decido di portali nello studio e poi metterò i fiori nell'acqua,
Mentre vado in cucina a cercare un vaso e portare gli occhiali sulla
scrivania, con la coda dell'occhio vedo un telecomando,
Qualcuno deve averlo dimenticato lì (ricordo che ieri sera siamo
diventati pazzi cercandolo)
Decido di portarlo in sala (al posto suo!!),
appoggio gli occhiali sul frigo, non trovo nulla per i fiori,
prendo un bicchiere alto e lo riempio di acqua...
(intanto li metto qui dentro....)
Torno in camera con il bicchiere in
mano, poso il telecomando sul comò e metto i fiori nel recipiente,
che non è adatto naturalmente.. e mi cade un bel pò di acqua...
(mannaggia!),
riprendo il telecomando in mano e vado in cucina a prendere uno straccio
Lascio il telecomando sul tavolo della cucina ed esco ...c
erco di ricordarmi che dovevo fare con lo straccio che ho in mano
CONCLUSIONE:
Sono trascorse due ore
- non ho lavato la macchina
- non ho pagato la fattura
- il secchio della spazzatura è ancora pieno
- c'è una lattina di coca cola calda sul comò
- non ho messo i fiori in un vaso decente
- nel porta assegni non c'è un assegno
- non trovo più il telecomando della televisione né i miei occhiali
- c'è una macchiaccia sul parquet in camera da letto e non ho idea di dove siano le chiavi della macchina!!
Mi fermo a pensare:
Come può essere?
Non ho fatto nulla tutta la mattina, ma non ho avuto un momento di respiro...mah!!

lunedì 1 dicembre 2008

IL MIO GIARDINO

Mi sono girata un’ultima volta. Gli occhi umidi di lacrime. Il cuore non so più se stava battendo forte o se si era fermato, paralizzato dal dolore. O solo dalla tristezza. Guardavo quel giardino e sapevo che quella sarebbe stata l’ultima volta. Si, proprio l’ultima volta. Si stava chiudendo una parentesi importante ed un’altra, davanti a me, era pronta ad aprirsi. Ma io continuavo a guardare indietro, quel giardino che diceva tutto di me. Non lo avrei sentito più mio. Mi sarei sentita un’estranea da domani in poi, tornandoci. Forse sarei stata un’ospite, chissà se gradito o no? Ma già in quel momento lo vedevo con occhi diversi, tutto stava cambiando. È impressionante come cambiano velocemente le cose. Quel giardino aveva rappresentato tutto per me. La mia infanzia, i miei giochi, la prima bicicletta, i fiori, gli alberi di susine ed un custode che ci concedeva di innaffiare le aiuole nei caldi pomeriggi estivi. In quel giardino c’era tutta la mia vita passata ed ora lo stavo lasciando, per tutta la mia vita futura. Ero triste. In quell’ultimo sguardo ho rivisto tutti i miei anni scorrere davanti agli occhi come tante diapositive, un flash impressionante, una fitta alla bocca dello stomaco. Non volevo andarmene. Non volevo affrontare nessun’altra novità. Volevo rimanere nel mio giardino. Io ci stavo bene lì e mi domandavo perché mai mi stavano portando via? Perché mai, adesso, in quell’ultimo sguardo, la mia breve vita si stava mostrando a me in veste completamente nuova? Cosa rappresentava per me quel giardino? Cosa c’era in quel giardino? Temevo la novità. Avevo paura di non trovarmi bene in una nuova realtà. Avevo semplicemente paura di crescere!

sabato 29 novembre 2008

BUON FINE SETTIMANA

per giocare un po' e per riderci su, guardate che ho scovato?

http://www.makemesuper.com/r.php?i=2_aeebd-141634-f-anna


Così, visto che in questi gg non ho molto tempo per dedicarmi con sufficiente attenzione al blog, posto questo "coso" strano e lo dedico a tutti quelli che hanno voglia di "tirarsi su il morale"... a me ha divertito un bel po' farlo.... eh eh eh !!!
provateci anche voi!!!

Buon fine settimana

lunedì 24 novembre 2008

CAMBIARE

IL CORAGGIO DI CAMBIARE

Capita spesso di sentirsi insoddisfatti e lamentarsi per come vanno le cose, ovvero lamentarsi perché il mondo a volte non gira come vorremmo che girasse. A volte ci sentiamo prigionieri di situazioni che ci siamo creati da soli e che poi ci vanno strette e nonostante tutto non facciamo niente per cambiarle. Non muoviamo un dito per capovolgere e ribaltare tali situazioni. Continuando a lamentarci, oppure a provare un senso fastidioso di inquietudine, ci trasciniamo “andando avanti”, lasciandoci, così, vivere dagli eventi piuttosto che vivere gli eventi senza accorgerci che tutto dipende da noi, che siamo noi che ci costruiamo il nostro futuro e quello che saremo domani. Abbiamo paura di cambiare. È più semplice rimanere ancorati a vecchi stereotipi che, essendoci noti ci danno sicurezza, piuttosto che ribaltare la situazione ed andare incontro a qualcosa di nuovo, sconosciuto, ignoto. Lasciare il certo per l’incerto fa paura, è vero, ma è anche vero che non si può rimanere legati alle situazioni solo per abitudine. Certo. Il nodo della questione sta proprio qui. Ci si lascia cullare dall’abitudine. “Ormai è così e resto calato in questo ruolo, mi lascio vivere, senza accorgermi che la vita passa, va avanti ed io sto perdendo molti treni”. Avere il coraggio di cambiare. Sì, il CORAGGIO. Si tratta di coraggio perché i cambiamenti spaventano a volte. C’è chi è più “temerario” e si butta a pesce nelle situazioni, nelle novità e chi, invece, è meno impulsivo e si crogiola nell’abitudine, magari augurandosi che prima o poi la situazione cambierà.
Ma le situazioni non cambiano! Siamo noi che cambiamo. Questo è un punto fondamentale che quasi sempre – però – non teniamo in considerazione. Se qualcosa cambia o è cambiata è perché NOI siamo cambiati e stiamo cambiando. Ed il nostro cambiamento interiore fa sì che poi vediamo le cose da un’ottica diversa dalla solita. E ci sembra tutto differente da com’era prima. Eppure, a volte capita che pur essendo cambiati noi, pur guardando in faccia la realtà, pur capendo che qualcosa non è più come prima, continuiamo a restare ancorati a quel qualcosa, vai a sapere il perché. Forse proprio perché il cambiamento vero richiede tanto, ma tanto coraggio e c’è bisogno di tempo per fare andare d’accordo emotività e razionalità. Il cambiamento vero, e qui mi riferisco a quello personale, quello che avviene dentro di noi, provoca dolore, sofferenza. Certo, perché accettare una parte di noi che ignoravamo che esistesse, imparare a conoscerla e a conviverci, staccarci da quella nostra “parte malata” ma tanto cara perché è con noi da tutta la vita (l’abitudine) comporta fatica, stress emotivo e sofferenza. Ma poi, il risultato, come al solito, dovrebbe essere una rinascita personale che porta – si spera – a vivere con maggiore consapevolezza le scelte che si faranno da lì in avanti.
Quindi il cambiamento è un cambiamento personale, intimo. Una volta avvenuto questo cambiamento le situazioni dovrebbero apparire ai nostri occhi sotto un’altra veste e forse in quel momento siamo davvero in grado di comprendere cosa è meglio per noi, ora che abbiamo imparato a conoscerci nel profondo, ora che si presume abbiamo raggiunto un giusto grado di equilibrio. E allora il CORAGGIO di CAMBIARE non si riferisce alle azioni che compiamo (cambio lavoro, cambio casa, lascio il mio fidanzato) ma riguarda una sfera molto ma molto più profonda: la nostra anima. Allora capisco perché per molti è difficile. Ora capisco che mettersi in discussione fa paura. Si. Fa paura e bisogna essere davvero pronti per affrontare un viaggio così tanto coraggioso!


venerdì 21 novembre 2008

LASCIA APERTA LA FINESTRA



Lascia aperta la finestra
e fai entrare la luce
che illumini questa stanza

Lascia aperta la finestra
così che i raggi del sole
possano scaldare la casa

Lascia aperta la finestra
affinchè il vento possa
soffiar sulle tende

Lascia aperta la finestra
e e guarda la pioggia
lavar via la polvere sui davanzali

Lascia aperta la finestra
osserva cosa c’è fuori
ed apri al mondo il tuo cuore


lunedì 17 novembre 2008

TANTO... RITORNANO

Storie che vanno e che vengono. Un nuovo amore inizia ed una storia finisce. È l’altalenare della vita, la solita ruota, che girando, mostra tutte le sue sfaccettature.
Finiscono i brevi flirt, i fidanzamenti più lunghi ed anche i matrimoni.
Una coppia che si separa lascia dietro di se dolore, tristezza, amarezza e una buona dose di delusione. E a volte capita che ci si lascia non proprio in buoni rapporti.
Chi è stato lasciato rimane a leccarsi le ferite a lungo fino a quando arriva il momento di reagire.
Così, da soli, ci ritroviamo ad affrontare quel vuoto che sembra incolmabile, ma che poi, inevitabilmente, diventa sempre meno “vuoto” perché, si sa, tutto si affronta e, fortunatamente, tutto passa.
Ma ecco che in quel momento preciso, quando la “crisi” è più o meno superata, quando si ricomincia a guardare il mondo con nuova curiosità, quando si è riusciti ad accumulare un po’ di forze per ricominciare a guardare avanti, lasciandosi tutto il resto alle spalle… ecco suonare il telefono… è lui/lei… l’ex…
Come un complicato calcolo matematico, che, poi, tanto complicato, in realtà, non è: prima o poi tornano!!!
Non importa dopo quanto tempo, non importa nemmeno in che veste si ripresentano e come lo fanno: fatto sta che lo fanno e questo “ripresentarsi” non sarà, per noi, un buon evento.
Molteplici sono le domande che ci poniamo in quei cinque secondi che precedono la risposta al telefono: “che vorrà? Come sta? Perché mi chiama? Avrà sbagliato numero? Vuole ricominciare? Mi ama ancora? ed io, lo amo ancora? che gli rispondo?”
Una serie innumerevole di domande e risposte che girano nella nostra testa alla velocità della luce.
Come mai gli “ex” ritornano sempre?
E in che modo ritornano?
A volte tornano per ricominciare.
Altre volte no.
Chiamano, chiacchierano del più e del meno, ci domandano, ci raccontano e quando riagganciamo il telefono la reazione è piuttosto buffa: rimaniamo con la cornetta in mano, a guardarla con stupore senza aver capito il senso di quella telefonata. O forse senza volerlo capire. Ma in fondo cosa c’è da capire?
L’esperienza, alla fine, si ripeterà nel tempo, se nel frattempo gli avremo dato corda.
Ne parlavo giusto qualche tempo fa con una cara amica: lei mi confidava del suo ex marito il quale, a distanza di un anno dalla separazione legale, ora la cerca tutti i giorni, almeno una volta la settimana la invita a pranzo e addirittura le confida le sue “questioni di cuore” intervallando confronti e commenti che alla mia amica, in tutta sincerità, non fanno piacere affatto.
Eppure lei resta lì ad ascoltarlo, a pranzare con lui e, magari, dispenserà anche qualche buon consiglio; del resto rimanere in buoni rapporti è segno di civiltà e su questo non ci piove. Ma rimanere in buoni rapporti (troppo buoni, direi io) quando ci si rende conto che la cosa ci disturba non mi sembra salutare.
Insomma: che bisogno c’è di venirti a confidare con me, si proprio con me che non hai più voluto (e se non mi hai voluto più vuol dire che non hai riscontrato in me quelle qualità indispensabili per la buona riuscita di una relazione)?
Credo che anche se tutto è stato superato, anche se non si è più innamorati di quella persona, anche se non ne soffriamo più, sicuramente un certo senso di fastidio lo si provi nel sentire certi tipi di confidenze. Figuriamoci poi se, al contrario, siamo in fase di “guarigione”…
Spesso gli “ex” tornano e pretendono di fare gli “amici di camerata” come se niente fosse, come se, secondo loro, tutto il male che c’è stato nel frattempo fosse del tutto cancellato, senza rispettare i nostri tempi e noi, SOPRATTUTTO, li lasciamo fare… talvolta…




venerdì 14 novembre 2008

ASPETTANDO IL WE

Forse è una piccola provocazione
o forse solo il desiderio di relax...



VEDIAMO COSA SORTIRA' QUESTA VIGNETTA...
sono aperte le "danze"... dite la vostra...
ovviamente se volete
:)

mercoledì 12 novembre 2008

UN PO' di BUONUMORE

ROMA è ROMA...



. . . lezione di romanesco
__________________

Realmente accaduto a Roma a bordo della Metro A:
Una signora espone il biglietto integrato giornaliero al controllore.
Signora: 'Mi scusi, con questo posso viaggiare tutto il giorno?'.
Controllore: 'Si nun c'hai 'n cazzo da fa'... Sì'.

Al semaforo di via Portuense:
In mezzo ar traffico c'è 'r tipico romano 'ncazzato che dà una serie de
clacsonate inutili perché nun c'è pòpo spazio pe' fermasse. Dopo la quarta
e quinta clacsonata, quello co' 'r motorino davanti a lui (che ormai era
rincojonito dal frastuono) je dice: 'A capo, er clacson funziona, mo' prova
'mpò li fari!?'.

Mercato del pesce di Testaccio:
Il pescivendolo urla a squarciagola: 'Ahò! 'Sti pesci nun so' morti, stanno
a dormì!'.

Coppia di coatti in spiaggia a Porto Cervo:
Lui: 'Amo', ma 'naa vedi che acqua! A Ostia manco da li rubinetti esce
così!'.

Realmente accaduto in via Nomentana:
Un signore alquanto anziano resta immobile con la sua macchina allo scattare
del verde e il ragazzo di dietro con una macchinetta alquanto sportiva
abbassa il finestrino, si sporge e esclama: 'A nonno, guarda che più verde
de così nun diventa!'.


Al semaforo di Viale Aventino:
il primo della fila non si decide a partire e quello dietro gli urla: 'ahò,
quann'esci dar coma facce 'na telefonata!'.

Incrocio di Via Appia (San Giovanni):
Fermo ad un semaforo c'è un vecchio con una macchina tutta scassata.
Allo scattare del verde non parte e un ragazzo di dietro, con una macchina
sportiva, gli dice: 'A nonné, c'avemo solo tre colori... È uscito er
verde...Che volemo fa'?'.


Due amici al mare:
uno di Ostia e l'altro di Fiumicino, muoiono di caldo e decidono assieme di
andare a fare il bagno. Al momento di entrare in acqua il ragazzo di
Fiumicino nota che quello di Ostia non sa nuotare e gli urla sbeffeggiante:
'Ahooò, sei pòpo 'n'idiota. Sei de Ostia e nun sai nòtà?'.
E il ragazzo di Ostia prontamente gli risponde: 'Perché, te che sei deFiumicino sai volà!?'.

lunedì 10 novembre 2008

REGALARTI

Regalarti un sorriso
il mio scopo più vivo.
Regalarti un’emozione
la mia gioia più profonda.
Regalarti un sogno
il mio più grande sogno.
Regalarti il mondo,
sarebbe sempre il fondo,
per te, mamma,
che hai regalato a me la vita.

(Daniela Adamo)

giovedì 6 novembre 2008

IL PRIMO AMORE


Lui arrivò in sella alla sua moto
Due occhi neri e profondi
La barba incolta e l’aria vissuta

Lei si sentì fermare il cuore
Per un istante che sembrò eterno

Lui, bellissimo e dannato
Lei un fiore non ancora del tutto sbocciato

In un solo momento capì
Che l’amore della sua vita era lì
Davanti a lei

La fece salire sulla moto
E la portò con se
Lei lo seguì
Donandogli tutta se stessa

Impararono insieme
a riconoscere le stagioni
Semplicemente dall’odore
Ed insieme conobbero ogni forma dell’amore

Diventarono grandi insieme
Sempre uniti per mano
Promettendosi ogni bene

Lei sognava il suo futuro di sposa
Lui diceva sempre “ma dai che così è la stessa cosa”

Lei nutriva una speranza in fondo al cuore
Mentre il tempo andava senza far rumore
E intanto li cambiava inevitabilmente

La sua mente era sempre più cosciente
Che sarebbero andati incontro al niente
Ma non voleva realizzare
Quel che il cuore non sapeva accettare

Poi arrivò un freddo inverno
Freddo come ormai erano diventati i gesti
Tra di loro

Freddi come le parole
Oramai prive d’amore
Parole dette per parlare
Senza voler davvero mai dire

Lui una sera la guardò
Con quegli occhi neri e profondi
Che erano l’unica cosa rimasta uguale
In tutti quegli anni

Lei in quegli occhi
Vide una stagione
Della quale non ne conosceva l’odore

Con il cuore strizzato per il dolore
Abbassò lo sguardo e lo rialzò
Solo per guardarlo allontanarsi
In sella ad una nuova moto




domenica 2 novembre 2008

GIORNI di FESTA


È questa atmosfera dei giorni di festa che mi piace tanto.
Non sempre, però, e non tutte le feste, in realtà.
Forse accade solo quando sono di buon umore.
Ma l’aria della domenica mattina certe volte è come una carezza affettuosa. Svegliarsi un po’ più tardi, rimanere un po’ a poltrire sotto le coperte, aprire la finestra e far entrare tutto il sole che è fuori e poi uscire per andare a pranzo da qualcuno, fermarsi in pasticceria per comprare un dolce e fare una discreta fila perché, chissà perché, tutti hanno avuto la stessa idea. Perché una domenica senza dolce in tavola non è domenica.
E poi gli odori… i giorni di festa sono caratterizzati da profumi speciali.
Suono il citofono, entro nel portone e vengo assalita da un irresistibile profumo di pollo arrosto. Per non parlare di cosa ha sentito il mio olfatto sopraffino appena entrata in casa di mia madre!!!
Così mi tornano in mente alcune domeniche del passato.
Il sugo che cuoceva lentamente in cucina, io che andavo a Messa (da piccolina ero quasi una “buona cristiana”), poi si andava a comprare le paste e via, al ritorno ero pronta ad intingere un pezzettino di pane nella pentola del sugo ormai pronto, tra i brontolii di mia madre che si seccava se lasciavo dentro le briciole (e vedi tu!).
Oggi non è domenica, ma è uno di quei giorni di festa che mi ricorda tutto questo.
Ho appena finito di mangiare una buonissima fetta di millefoglie che ha concluso un pranzetto niente male. Ce lo meritavamo mia madre ed io…. E tutto questo mi rincuora, anche quest’atmosfera che sembra “ovattata” mi piace, sembra che tutto si svolga sotto una coltre di apparente pace.
Eppure ci sono volte in cui la domenica (o un qualsiasi giorno di festa infrasettimanale) sembra il giorno più bastardo che ci sia.
Quando sei giù, hai un peso sul cuore, ti gira storto, la domenica è il giorno più inutile della settimana. Nulla da fare se non dare ascolto alla pigrizia che con il passare delle ore si impossessa di te sempre di più, trasformandosi in tristezza; quegli odori “tipici domenicali”, il vociare allegro che giunge da casa dei vicini, l’atmosfera festosa, tutto quanto sembra non appartenerti e ti senti escluso dal mondo, rintanato in una solitudine che fa male, in un giorno perfettamente inutile.
Sono momenti che girano, un giorno in un modo e un giorno in un altro, fortuna che in questi due primi giorni di novembre per me GIRA BENE!!!
Roma, 1 e 2 novembre ‘08


Foto: boschetto in Aspromonte - Agosto 2008

venerdì 31 ottobre 2008

BACUCCA


Ieri sera mi son concessa una “seratina” insieme al mio pc visto che ultimamente lo avevo trascurato un po’.
Completamente imbacuccata perché comincia a fare freschino in casa (di giorno si sta decisamente meglio fuori), avevo addirittura la mia nuova borsa dell’acqua calda elettrica appoggiata sulle gambe, una mano cercava di scaldarsi su di essa e l’altra digitava. Cosa? Mah… questo che sto scrivendo, un po’ di “sano scambio” (eh eh eh) su facebook, le risposte ai miei amici bloggers che avevo trascurato un po’…
Beh… direte… te la passi maluccio neh? … io dico di no! Sono così, sono nata già BACUCCA, non è che ci son diventata col tempo, quindi per me tutto questo è normale.
Va un po’ meglio.
Quel peso sul cuore si sta alleggerendo e come al solito un nuovo orizzonte mi sembra che si stia definendo in lontananza.
È straordinario come tutto diventa relativo, a volte.
Quando pensi di aver perso qualcosa e ti laceri dentro per il dolore di quella perdita, basta un po’ di tempo e ti accorgi che, se anche fosse vero che qualcosa è andato perso, hai ancora molto altro che ti sorregge, ti soccorre e ti vuole bene. E dopo poco ancora ti accorgi che non hai perso proprio niente e se qualcosa è andata persa è sicuramente l’aspetto peggiore di ogni situazione. E se hai perso quello che c’è di male in una situazione vuol dire che poi, eliminato il male, quella situazione, ora è “sana” (se possiamo usare questo termine) e così alla fine ti accorgi che non hai perso niente, ma, al contrario, esci da questo brutto momento arricchita.
Sarà una sindrome autunnale…
Come le foglie che, ormai secche, cadendo, lasciano il posto ai nuovi germogli che arriveranno in primavera.
Solo che l’essere umano è un po’ più veloce della natura e riesce a rialzarsi prima. A reinventarsi prima. A rinascere prima. A rimettersi in gioco prima.
Mi auguro che sia così
Stasera esco… ho voglia di scrollarmi di dosso tutto quanto…

martedì 28 ottobre 2008

SINCERAMENTE


È che a volte le parole fanno male. Molto male.
Arrivano come saette inaspettate a stilettare parti della tua anima che già è turbata di per se…
Ti sbattono in faccia verità che conosci, parole vere, ma proprio perché vere portano sofferenza e riaprono vecchie ferite.
Sono incazzata nera. Lo sono con me stessa.
E allora mi isolo. Mi nascondo, scappo via.
Chiudo il mondo fuori di me e tra le mie mura cerco di capire.
E diffido di tutto e di tutti.
Prendo il mondo troppo sul serio, tanto da sembrare superficialità la mia.
Ho preso la vita con troppa leggerezza, tanto da sembrare troppo profonda e intrippata.
Ho considerato gli affetti con troppe aspettative e mai ho dato il giusto valore ad “Anna”.
Ho nascosto le mie debolezze, le paure, le ansie e tutti i miei fantasmi dietro una maschera rabbiosa.
Perché era più facile fare così.
… forse …
Perché, allora, non conoscevo altro modo.
… forse …
Mi sono fermata.
Per guardarmi dentro.
Per cercare ancora qualcosa di buono in me.
Cosa c’è di sbagliato in tutto questo?
Vorrei solo non dovermi sentire continuamente sotto esame, come mi sento adesso. Non dover avere paura del giudizio altrui. Che poi altro non è che il giudizio che io ho avuto di me stessa.
… forse …





sabato 25 ottobre 2008

NUVOLE

Rientrando a casa (ero in giardino) la mia attenzione è stata attirata dalle nuvole su in cielo. Il primo pensiero non è stato: “oddio, ho su la lavatrice e qui si sta annuvolando”, no. Il primo pensiero è stato “che bello che è!” e così sono corsa in casa a prendere la macchina fotografica perché, si sa, ho la “fissa” di fotografare TUTTO, ma proprio tutto. Il tempo di entrare e di riuscire e quelle belle nuvole bianche, che sembravano soffici batuffoli di ovatta, che mi avevano colpito per la strana forma che avevano disegnato, si erano già spostate; però le foto le ho fatte lo stesso (e questo è il risultato).



Ho cercato di carpire il meglio di quegli istanti che – se non li cogli in tempo – sfumano, se ne vanno. Sono “occasioni perse”. Ma a volte basta saper trovare il meglio anche in quello che rimane…

mercoledì 22 ottobre 2008

NARRANDO... ancora


Passa il tempo su di me, minuscoli momenti rubati alla mia fantasia si perdono nello spazio infinito. Attimi scanditi dal ritmico battere di un cuore che malgrado tutto pulsa, vive e vuole respirare. I miei pensieri prendono forma, si liberano nell’atmosfera e diventano materia su questo schermo.
E scrivo.
E invento.
E racconto.
E parlo di me, di te, di noi, di voi, di tutto quello che mi viene in mente.
E descrivo una sensazione, parlo di un’emozione, racconto una storia. A volte vera, a volte condita, a volte inventata di sana pianta cercando sempre di trasmettere. E se il gioco non mi piace, o se anche non mi riesce, volto pagina e ricomincio da capo.
Vorrei raccontare le storie della vita, cantare la sua poesia, mostrarne la magia.
Così chiudo gli occhi ed inizio il mio viaggio, volando con l’immaginazione, atterrando in lidi lontani, talvolta sconosciuti, sognandoli e descrivendoli come vorrei che fossero.
Altre volte atterro in posti a me noti, luoghi che non avrei voluto più rivedere, ma da quassù riesco a guardare con quel giusto distacco che serve per valutare una situazione con obiettività e forse con anche un po’ di ragionevolezza in più.
Ma può anche capitare che il cuore mi prenda la mano e comincia a scrivere lui anche in queste situazioni.
Che infinita forza ha l’essere umano! A volte non ce ne rendiamo conto!
Ho la fortuna di saperlo, oggi…

venerdì 17 ottobre 2008

SARO' ARRIVATA AL DUNQUE?

... e poi un giorno ti svegli e ti accorgi che tutto quello che è stato finora non ti va più, che tutto quello che ti ha fatto male finora non lo vorresti più, che tutto quello che adesso puoi tentare di cambiare tenterai di cambiarlo...

... e poi quel giorno che hai capito tutte queste cose starai male, perchè non è facile accettarle dentro di te, ma intanto quelle verità (che sono tue e solo tue) spingono perchè vogliono essere ascoltate e così tu ti chiudi in te stesso cecando di trovare la strada giusta da percorrere per farti capire senza far soffrire nè ferire nessuno...

... e poi, nel frattempo che te ne stai chiuso a cercare il modo migliore per mostrarti al mondo nella tua nuova veste, il mondo che sta fuori è sempre lo stesso e non sai che FORSE potrebbe non riconoscerti più, oltre che non capirti...

... e poi, quel mondo che sta lì, mentre tu fai l'eremita solitario e deriso (si deriso perchè è più semplice prendere per il culo le debolezze altrui che capirle) potrebbe continuare a fare il male che ha sempre fatto, ma è solo perchè ancora non sa che potrebbe ferirti (tu non glielo hai ancora detto)...

... ma, se poi quel giorno che tu metterai a nudo tutte le tue debolezze ed aprirai il tuo guscio per illustrare veramente chi sei, chi hai d'avanti reagirà male, non potrai fare altro che dire a te stesso " me lo aspettavo "... perchè ai cambiamenti è difficile abituarsi!

martedì 14 ottobre 2008

CHI C'E' IN ASCOLTO?

accendi questa notte di cristalli liquidi
il cielo è un crocevia di mille brividi
di satelliti che tracciano segnali nitidi
che seguono la via di mondi ripidi
chissà se queste macchine che parlano per noi
ci riavvicinano o ci allontanano
quando sembra di sfiorarsi e invece in mezzo restano
dei ponti levatoi che non si abbassano mai
io non sono di qui
io son di passaggio
io sono in mezzo al mio viaggio
sono io che ti invio un messaggio
da maggio io vengo e vado dietro a un miraggio
di un domani che inganna da lontano e
porta me lontano da domani
e che mi stringe a sé
in questo tempo avvolto
chi c'è oltre me
chi c'è in ascolto
incontrami in questo spazio senza margine
nel fondo del display che fa da argine
a cento secoli volati via come vertigine
qualcuno schiacciò play e fu l'origine
chissà se il cosmo chiuso dentro le tre doppie vu
è verosimile o è un facsimile
quando sembra di viaggiare e invece resti immobile
tra i totem e i tabù dell'impossibile ma
io che mi muovo qui
io oltre frontiera
io solo in zona straniera
sono io fermo alla tastiera
ogni sera schermo di vita vera o chimera
di essere laggiù là dove non mi trovo
e non so più come trovare dove
adesso vivi tu
che forse sei in ascolto
io che parlo da qui io
passo attraverso
un blu sconosciuto e diverso
io non so più se vado verso
o all'inverso torno se è un sogno o è l'universo
che un insieme è di mille e mille soli
e gli altri e me che siamo soli insieme
per questo chiamo te da un mondo capovolto
chi c'è oltre me chi c'è in ascolto ?
chi c'è con me chi c'è chi c'è in ascolto
NON SMETTERE DI TRASMETTERE

lunedì 13 ottobre 2008

... E VOI SIETE GOLOSI ??? e QUANTO???

... beh ... io già sono golosissima... figuriamoci se dovessi incontrare una pasticceria così... rischierei SERIAMENTE il diabete !!!!

eh eh eh


giovedì 9 ottobre 2008

SGRANOCCHIANDO DAVANTI AL PC


Trascorrere una giornata in casa mi rilassa come nessun’altra cosa riesce a fare, anche se poi mi sbatto tra faccende domestiche, panni da stirare ed altro. Il fatto è che riesco a fare tutto senza aver fretta, seguendo i miei ritmi. E così trascorre il week end quando cerco solo un po’ di pace che riesco a trovare in questo modo. Niente stress da sabato sera in centro, al contrario preferisco di gran lunga preparare un buon dolce da portare a cena da amici, niente ansie da “vestiti”: una tuta, la felpa, le scarpe da tennis e via. Niente sbattimenti su che fare la domenica pomeriggio. Facile: ci si rilassa. Già sto pensando al prossimo week end, al lampadario che vorrei comprare, ai nuovi utensili per la cucina, al trapano che dovrò chiedere in prestito a non so chi, alle piante da rinvasare.
Quando ho voglia di riposare la mente questo è quello che faccio. E direi che mi riesce talmente bene che poi, quando arriva il lunedì, mi sento letteralmente catapultata nella realtà che quasi subisco uno shock. Traffico, sempre di più, ormai impiego un’ora, di media, per arrivare al lavoro, e poco meno di un’ora per tornare quando l’unico desiderio vero è quello di poter stare a casa mia a farmi i fatti miei.
Credo di aver bisogno di stare un po’ sola con me stessa. Me ne accorgo perché quasi scompaio dal raggio dei miei affetti, sono silenziosa ultimamente. O, quanto meno, lo sono dentro di me. Non riesco nemmeno a capire se “penso” oppure no, se anche il cervello si è preso una pausa… non so. L’unica cosa che ho capito è che mi piace rinchiudermi tra le mura domestiche, dedicarmi alla casa, cucinare. Si cucinare. Come questa sera che sono rientrata dopo le 19 e mi sono messa subito ai fornelli, neanche avessi chissà chi ospite a cena. Non avevo nessuno, o meglio si, avevo un ospite importante: me stessa. Ho cucinato un polpettone con una salsina di carote e devo dire che non è venuto niente male per esser la prima volta che lo faccio. Per contorno purè di patate. Del resto era da parecchio tempo che non mi cucinavo qualcosa di decentemente sano e di diverso dalla solita insalata, pizza surgelata ed annessi e connessi. A volte mi son riempita lo stomaco di grissini e schifezze varie, e a dire il vero lo sto facendo anche adesso perché il polpettone l’ho appena assaggiato: visto che è venuto buono vorrei conservarlo per sabato a pranzo che avrò qui la mia mamma.
E così, sgranocchiando davanti al pc cerco di rimettere in moto il cervello e di elaborare qualcosa. No, non qualcosa di buono da dire al blog, qualcosa per capire se questo silenzio che è in me è sintomo di una fuga da me stessa o se è il frutto di una elaborata meditazione su quanto mi accade. Qualcosa sta cambiando in me, e questo sta accadendo già da qualche tempo a questa parte. O meglio: me ne sto accorgendo io da qualche tempo. Poi chissà., magari il cambiamento è in atto da chissà quanto!
Più passa il tempo e più vedo chiare certe situazioni e certi rapporti. Capisco dove sono i miei errori e dov’è il limite di confine tra la mia tolleranza e l’intolleranza altrui. E so bene che il disagio che provo di fronte a certe questioni altro non è che un mio stato d’animo. Improvvisamente vengo piacevolmente stupita dalle razioni altrui laddove mi sarei aspettata tutt’altro di quello che invece accade. Chissà, forse è proprio vero che basta semplicemente porsi in maniera differente per vedere il mondo diversamente da come lo avevamo sempre visto.
E continuando a sgranocchiare davanti a questo pc mi rendo conto che mentre un tempo adoravo il silenzio di questa casa oggi questo silenzio mi appare incredibilmente rumoroso e fastidioso. Anzi no: rumoroso e insidioso. Questo silenzio credo che voglia dire qualcosa, mi stuzzica e mi provoca, ma io non lo riesco ancora a capire fino in fondo. Ci sto provando, però.

mercoledì 8 ottobre 2008

OTTOBRE, TRAFFICO, REGGAE e DUBBAFETTA

E rieccomi di sempre qua, a macinare i soliti quindici km in un’ora di tempo, tra macchine guidate da donne sempre più stronze, che non ti fanno passare neanche se c’hai la croce rossa stampata su tutte le fiancate della tua automobile, uomini che si perlustrano il naso con un dito che è capace di scomparire completamente, tra scooteristi che saettano a destra e a manca… insomma, la solita mattina.

Mi sono svegliata di buon umore, ho dormito bene, ho sognato tanto e per fortuna non mi gira storto. Ho pure sentito la sveglia stamattina!!!

Oggi fa caldo, ieri si crepava di freddo, domani chissà. Il mio lettore MP3 stamattina non vuol funzionare, lo inserisco, lo disinserisco, accendo la radio, poi la spengo, smonto l’MP3, lo reinserisco: ecco! Adesso funziona. (tanto in mezzo a tutto questo traffico posso dedicarmi a tutte le attività che voglio, anche al ricamo di pizzo macramè... hai voglia quanto tempo che ho!)

Mi va di ascoltare la mia musica preferita, stamattina. Come viene viene non ha importanza, ma voglio questa musica qui. Sono un po’ assonnata ed ho anche fame, non vedo l’ora di fare colazione quindi questo traffico, stamattina, mi disturba ancor di più. All’improvviso il mio lettorino mi rimanda le note di Ziggy Marley … che festa! Questa canzone mi mette allegria e poi tutta questa compilation reggae mi piace ancor di più perché qualcuno l’ha messa insieme per me (almeno credo, e se non fosse così, mi piace pensarlo). Me l’ha inviata un amico virtuale nonché blogger (però la compilation è reale ed io la sto ascoltando, eccome). Così con l’allegria che improvvisamente e piacevolmente si è impossessata di me penso a dubbafetta .

Ripenso ad un suo post dove descriveva Milano e l’atmosfera che c’era quel giorno a in quella città. Beh, che non me ne vogliano i lettori milanesi, ma non riesco ad immaginare Milano in nessun modo che non sia grigio e cupo, anche se c’è il sole.
Ricordo che con “qualcuno” – tempo fa – facevo lunghe discussioni, bonarie, sulla differenza tra Milano e Roma, quel “qualcuno” cercava di convincermi che anche a Milano ci sono le belle giornate di sole con il cielo azzurro e quando capitava mi inviava un MMS per mostrarmelo ed io, perfida, lo smontavo con un “ma si, un po’ pallidino, ma è azzurro”.
Come ci sono arriva fin qui? Ah si! È che in quest’ora di cammino, viaggio e non solo fisicamente, faccio certi voli con la mente! Dunque ho pensato anche a quel “qualcuno lì”… vabbè… può starci. Un pensiero ogni tanto, giusto perché ha fatto parte della mia vita per un po’, giusto perché non sono priva di cuore e di anima e gli sono comunque riconoscente per il bene che mi ha donato nel periodo in cui… vabbè… non esageriamo., che quii mi vado ad infilare in un discorso che con il traffico, il reggae e tutto il resto non c’entra niente.

Nel frattempo mi è venuta in mente una questione di lavoro... apperò, così di prima mattina... ancor prima di arrivare in ufficio... sarà che il martedì sta lasciando il posto al mercoledì?
This is reggae music… e allora cantiamo! Sono arrivata in ufficio, finalmente, mi sono rimbecillita respirando smog e litigando con l'MP3 non ho scritto un gran pezzoed ora… lo pubblico pure!!!



P.S. ho pure messo la foto del gatto che c'entra ancor meno di niente con tutto il discorso (se così si può chiamare)...



P.S.2 potete astenervi dal commentare le idiozie di cui sopra, ma se - invece - vorrete farlo mi auguro che sarà perchè Vi ho fatto ridere un po'... che poi, lo so, non c'è niente da ridere, ma che ne so?



P.S.3: per gli insulti Vi farò avere il nome del mio Avvocato... ;)



P.S.4: sono gradite opere di bene...



P.S.5: concludo qui e Vi lascio finalmente in pace



GNAOOOOOOOOOOOOOOOOO

domenica 5 ottobre 2008

UNA VIA CRUCIS

Vede dottore, alla fine mi sono resa conto che non è cambiato niente e nonostante questi mesi di terapia sono rimasta ferma allo stesso punto di due mesi fa ed anche di più. Abbiamo parlato, discusso, mi ha spiegato il perché ed il percome; credevo di aver capito, di aver assimilato quei concetti, ma non è stato così, non ho assimilato nulla. Capito si, ma assimilato proprio no. Perché quando il cuore si innamora non c’è niente che lo regga.
Cosa mi dice dottore? Non è il cuore? E cos’è allora? … la mente. La mente?
D’accordo mi sdraio e ricomincio a raccontarle tutto da capo.
L’ho conosciuto, l’ho incontrato, l’ho baciato, abbiam fatto l’amore e me ne sono innamorata. Tra l’incontro il bacio l’amore ovviamente ci stanno tante chiacchierate, risate e coccole, insomma tutto qule che serve per conoscersi un po’. Direi un perfetto amore di ragazzo. Solo che poi mi ha detto che era impegnato. Me lo ha detto quando ormai io mi ero innamorata di lui. Mi ha “cucinata” a puntino prima di servirmi questa bella novità sul suo piatto d’argento. E qui, dottore, la mia Prima “Stazione” come in una Via Crucis… la prima stazione. Mi ha detto di avere una compagna… ed io ci son passata sopra.
Dottore, ho pensato “vabbè” dice che sta bene con me, magari poi la lascia. E così ho iniziato il cammino della Via Crucis fino alla Seconda Stazione; ovviamente, dottore, tra una chiacchiera, mille coccole e tanto amore.
Seconda stazione: mi sposo.
Doccia fredda. Dottore, mi si è gelato il sangue. Ho sentito freddo all’improvviso e per un attimo non ho capito niente. Ho pensato di aver sentito male. Anche perché in cuor mio pensavo che avrebbe fatto il contrario di quello che è un matrimonio, ma evidentemente mi ero sbagliata.
Si, lo so che avrei dovuto fermarmi allora. La Croce cominciava ad essere già troppo pensante, ma lei mi conosce, oramai, mi cura da molto tempo e sa quanto io sia testarda e quanto mi incaponisco sulle cose. Ebbene il cammino tra la seconda e la terza stazione è stato lungo e faticoso.
Il mio bel futuro “jack mi sposo ma non è nulla si serio” continuava, giorno dopo giorno, a dichiararmi il suo infinito amore e a confidarmi il dubbio e poi la certezza di non voler assolutamente compiere quel passo che aveva programmato già da anni. Ora non voleva più, amava me e non voleva più la sua futura sposa “Rosina io son poverina” e così, fidandomi e credendo in un amore che solo io avevo nella testa, sono andata avanti. (Grazie dottore, si questo l’ho capito, le sedute donano qualche frutto a volta). La terza stazione è arrivata. Il giorno delle sue nozze.
Ecco dottore, vorrei che mi aiutasse a capire come si fa ad amare una donna e sposarne un’altra.
A breve è arrivata la Quarta Stazione: la partenza per la Luna di Miele. Dottore, le assicuro che il dolore che ho provato è stato maggiore di quello avuto il giorno delle nozze. Pensare a loro nel Paradiso Terrestre, al loro amore che si nutriva di tutto quanto di romantico e delicato possa esserci durante una Luna di Miele. Un amore in rinascita, ecco cosa immaginavo io da qui, mentre camminavo lentamente e a fatica verso un’altra Stazione della mia Via Crucis. Ho trascorso giorni in uno stato d’animo tra il sospeso nel vuoto e l’ebetimento più completo. Poi, come a voler alleviare fardello della croce che portavo sulle spalle è arrivata una sua telefonata e tanti messaggi.
Dottore, questa è stata la Quinta Stazione, secondo me. Capire (o credere) che stesse pensando a me in un momento che avrebbe dovuto essere solo suo e della donna che aveva scelto; ed invece scriveva a me le solite parole d’amore. È stata dura resistere e rendersi conto che nonostante le belle parole che diceva a me comunque non era con me.
Abbiam fatto una seduta proprio relativa a questo argomento, dottore, lo ricordo bene. È stato lì che mi ha aiutato a capire che le parole non servono a niente. Si dottore, lo so che con i fatti mi ha dimostrato il contrario di quanto mi dichiarava a parole. Dottore, ma perché lo ha fatto?
Comunque il mio cammino ha proseguito fino a quando è tornato da quel “benedetto” viaggio e la mia schiena non ha ceduto sotto il peso della Croce. Mi son dovuta fermare di nuovo.
La Sesta Stazione: è tornato a casa ma non mi chiama. Non mi ha chiamata. Non mi ha cercata.
Dottore, come mai non l’ha fatto pur amandomi in quel modo che diceva?
Una sosta lunga questa mia, a pensare ed immaginare gli “sposini” al rientro a casa, le valigie da disfare, le lavatrici da caricare, la spesa per iniziare quel cammino insieme. Una lunga sosta nella mia Sesta Stazione. Poi finalmente son ripartita: mi ha chiamata, è venuto da me e lo sa dottore? Mi ha confidato ancora una volta il suo amore. Come dice dottore, mi ha fatto comodo crederci? …si, penso sia come dice lei, anche se non capisco quanto possa farmi comodo pensare che ama me e constatare che ha ormai una moglie a casa. Stare con lui, vederlo, guardarlo negli occhi è stato per me il più grande sollievo in tutti quei giorni di buio che avevo vissuto. E lo leggevo nei suoi occhi che mi amava. Certo, senza offesa per lei, dottore, ma gli uomini sono davvero dei grandi farabutti!
Dottore, la Settima Stazione è stata un fulmine a ciel sereno: sa cosa è accaduto? Mi ha detto di aver parlato con la moglie, dice che le ha detto che non l’ama più, che forse ha commesso un errore… ma non credo che le abbia detto che non ha più desiderio di stare con lei. A me, nel frattempo ha detto che mi ama sempre di più e che sta lavorando per liberarsi e poter vivere liberamente questa storia con me che ormai è diventata la cosa più importante.
Credevo che la mia Via Crucis fosse finita li e mi son detta “beh, la metà di quella reale, sette stazioni per poi arrivare al Paradiso”… dottore, mi ero illusa.
Son due mesi che va avanti la storia e di tappe ne ho aggiunte, altro che! Solo che mi son stancata di contarle. Ogni scusa è stata buona per dirmi “adesso non posso c’è lei che piange” – oppure “ora no perché lei sta male” ed ancora “ma come faccio, le devo comunque rendere conto di quello che faccio”, e poi “cambierà ma adesso non sono in grado di mollare tutto, ho bisogno di tempo”.
Dottore, giorni e notti a pensare al perché. Giorni e notti a giustificarlo, a cercare di comprenderlo per poi rendermi conto che si tratta solo di pretesti.
Come dice dottore? Sto elaborando da sola? Questo mi fa piacere, ma come le dicevo all’inizio: ho capito ma non metabolizzato e credo ci sia una sostanziale differenza…
Ho capito che adduce a mille scuse per far passare il tempo, per rimandare decisioni che sicuramente saranno importanti per lui e per le persone che ruotano intorno a lui. Dottore non ce la faccio più, vorrei chiederle di prescrivermi una pillola che mi faccia stare in uno stato di grazia fino a quando non si sarà calmato tutto nel mio cuore. Fino a quando non lo amerò più e così non starò più male per il male che mi faccio da sola.
Lo so dottore che non esiste alcun antidoto, ma che posso aiutarmi solo con la ragione e la forza di volontà.
Dottore, continua a dirmi che mi ama e che vuole che io diventi la sua compagna, anche adesso che è in vacanza con la sua “Rosina io son poverina” il mio “Jack mi sposo ma nulla di serio” mi continua a dichiarare il suo amore e a chiedermi di aspettarlo. Io non so cosa farò nel frattempo, questa chiacchierata con lei mi ha fatto bene oggi, ma non so cosa farò. Son certa che penserò a me stessa e che non spenderò più inutilmente il mio tempo a correre dietro false illusioni. Ho vissuto più volte questo senso di distacco da lui, come una vera separazione. A volte ho vissuto come dei veri tradimenti le sue attenzioni rivolte nella parte opposta alla mia (lo so che è un errore, dottore, lo so); giorni vissuti come appesa nel vuoto mentre il mondo viveva fuori e all’infuori di me. Sempre lo stesso dolore e la stessa sensazione di aver dato fiducia all’uomo sbagliato. Perché, forse, io sono sbagliata.
Son d’accordo con lei, dottore. È ora di pensare che sicuramente anche io merito qualcosa di vero che non siano i miseri ritagli di tempo di un uomo che mi vuole solo a metà. Buone vacanze, dottore. Ci rivedremo a settembre
Annagi (18/8/07)

domenica 28 settembre 2008

SORSEGGIANDO un THE'

Decise di rimanere in casa. Era la prima domenica di quell’inverno che si era già preannunciato duro, freddo e difficile. Il clima non è mai stato generoso in quel paese lassù, tra i monti in Val d’Ultimo, dove lei è nata e cresciuta, ma nonostante ciò non si sarebbe mai potuta staccare da un posto talmente incantevole.
Dalla finestra si vedeva bene la vallata, con ancora il suo manto verde e in lontananza la forza di mille arbusti che donavano sicurezza al terreno e alla stessa vallata, sembravano voler essere le scarpe di quelle montagne imponenti che improvvisamente spiccavano da tutto quel fogliame con le loro vette rocciose; al centro della vallata la chiesetta con il suo campanile sembrava essere disegnata mentre in realtà era vera e reale.
Quella domenica il cielo era terso e di un azzurro intenso.
Si accomodò allo scrittoio posto proprio di fronte alla finestra, scostò la tenda per poter deliziare la vista di quell’incanto, bevve un sorso di thè lasciando vagare lo sguardo per un tempo indefinito, completamente assorta nei suoi pensieri.
Non era più giovane, oramai. Il nero corvino dei suoi capelli aveva lasciato il posto ad alcuni fili grigi che pian piano divennero sempre più folti fino a trasformare la capigliatura, da una lunga chioma bruna ad un corto taglio “sale e pepe”. Gli occhi, verdi e profondi, si nascondevano dietro un paio di occhiali dalla montatura sobria. Occhiali che tuttavia non riuscivano a celare o a nascondere minimamente la profondità, nonché la vivacità di quello sguardo.
Il viso portava i segni del tempo che era passato. Ma lei non si rammaricava per questo.
Era una donna forte, concreta, non sufficientemente attenta all’estetica o all’esteriorità delle cose. Certo, una sufficiente dose buon gusto era d’obbligo, ma per lei tutto si risolveva e poteva racchiudersi nel classico concetto della “bella presenza”. Una bellezza semplice, ordinata, composta.
Aveva da poco compiuto sessant’anni e da ormai dieci si era ritirata in quella baita sui monti, fuori dal paese di Santa Gertrude, dove, solitamente, in estate, riceveva molteplici ospiti. Soprattutto le sue amiche più care, quelle di sempre, quelle con le quali ha condiviso tutta la sua vita. Non aveva fratelli, né sorelle. I suoi parenti più stretti erano quei pochi amici che amava come fossero fratelli. Non aveva nemmeno un compagno accanto. Non più.
Quella domenica stava riflettendo proprio su questo: gli uomini della sua vita.
Si era innamorata tre volte nel corso della sua vita, o forse due volte e mezzo. La prima fu quando era ancora giovanissima. Lui, un ufficiale dell’aeronautica militare, era un gran bel ragazzo, intelligente e sensibile. Fu la relazione più lunga che ebbe. Si sposarono entro poco tempo, in una bellissima e soleggiata domenica di ottobre. Una cerimonia semplice, rito civile, loro due, i genitori ed i testimoni. Non avevano bisogno d’altro. Fu un grande amore. Poi, chissà per quale scherzo del destino, l’incanto di quell’amore svanì improvvisamente ed il matrimonio finì. Ma lei portò dentro di se sempre il ricordo di quel sentimento così puro, immacolato e innocente.
Successivamente conobbe il secondo marito. Si sposò senza esserne pienamente convinta, ma era un escamotage per potersi strappare dall’anima l’ossessione del suo primo amore e per farsi curare quelle ferite che da sole non riuscivano a rimarginare. Fu un completo fallimento. La diversità dei caratteri e del modo di concepire la vita aveva dato adito ad una serie interminabile di discussioni trascinate per troppi anni, al punto che, quando anche quel matrimonio si risolse in un divorzio, lei si chiuse in se stessa.
Aveva bisogno di stare sola per riuscire a guardarsi dentro e capire cos’avesse che non andava. E così trascorse un lungo periodo sola, senza la compagnia di un’anima gemella. Anche se il ricordo del suo primo amore era sempre lì a farle compagnia. Del resto non si erano mai persi di vista, anche perché negli ultimi anni lui aveva incontrato non pochi problemi di salute e lei, ovviamente, voleva stargli vicino.
Un giorno conobbe Arturo. Uno “straniero” nel senso che veniva da un'altra regione. Trasferito da poco in Val d’Ultimo alla ricerca dei veri sapori semplici della vita. Una sorta di ritiro spirituale, le aveva detto. Si conobbero un pomeriggio alla vendita di beneficenza organizzata dall’Associazione di Volontari della Parrocchia della quale lei era socia fondatrice.
Arturo la colpì per la grande nobiltà d’animo che faceva di lui una persona unica, speciale, al di sopra della media. Era, inoltre, in uomo molto colto, che sapeva ascoltarla, stimolarla. Fu – forse – proprio questo che la fece innamorare. Con lui si aprì completamente e contemporaneamente aprì a lui il suo cuore. Arturo fu il suo ultimo amore. Quello per il quale aveva rimesso in gioco tutta se stessa, per cui sarebbe andata anche in capo al mondo se solo fosse stato necessario. Aveva finalmente guarito le vecchie ferite e si sentiva pronta ad iniziare una vera e seria relazione con lui.
Ma le cose non andarono proprio secondo quanto lei aveva desiderato. Ebbero una breve ma intensa relazione terminata tra sofferenze ed insulti che lasciarono più amaro di quanto avrebbero dovuto. Arturo era stato anche l’uomo che le aveva donato la gioia della maternità, o forse è meglio dire la gioia dell’illusione di maternità poiché per ben due volte si trovarono a fare i conti con falsi allarmi ed una volta persero quel bambino che lei desiderava più di ogni altra cosa al mondo.
Ora era sola. Ma non si sentiva sola. Il ricordo di quei tre uomini e le esperienze vissute negli anni le facevano compagnia in quella domenica di inizio inverno. Ripensava ai rapporti che aveva attualmente con loro. A come si erano sviluppate le situazioni nel corso degli anni. Era rimasta in contatto con tutti e tre. Di ognuno sapeva tutto e di ognuno era confidente di gioie e dolori.
L’ufficiale aveva lottato contro il suo male, ma non ci fu nulla da fare: non riuscì a vincere. La sua troppa sensibilità d’animo lo portò ad una depressione che fu deleteria per la malattia che lo aveva colpito. E senza più avere la forza di lottare si lasciò andare spegnendosi pian piano.
Il secondo marito era diventato padre di due splendide ragazze e la prima delle due stava per laurearsi in giurisprudenza. Aveva sposato una donna speciale, con la quale divenne addirittura amica e tutti e quattro, ogni anno, trascorrevano almeno una settimana di vacanza nella sua casa-rifugio.
Il terzo, Arturo, lo perse di vista per un po’, non voleva avere contatti con lui per riuscire a superare l’ennesimo fallimento di una relazione. Un fallimento che le provocò un immenso dolore. E così fu per parecchio tempo. Quell’uomo le era entrato dentro come nessun altro aveva fatto. Si era resa conto che l’amore che provava per lui era un amore diverso. Forse un amore “maturo”, fatto non di fuori divampanti, ma di una brace che ardeva pian piano scaldando con costanza il suo cuore. Fu lui a cercarla di nuovo, quando le acque si erano calmate e lei non soffriva più per lui. Anche lui ora aveva al suo fianco una donna che forse era la donna giusta per lui. Capace di capirlo e di far collimare le proprie esigenze alle sue. Insomma, avevano trovato il giusto incastro. Quello che lei non era riuscita ad instaurare.
E lei era lì sola. O meglio: sola in compagnia delle sue esperienze e dei suoi ricordi e con una nuovo dubbio: a cosa era servita la sua esistenza fino a quel momento? Ad insegnare a tre uomini cosa significa “stare con una donna”? Ad insegnare a tre uomini come sbagliare per imparare, poi, dagli errori fatti? Tutti, dopo di lei, avevano trovato l’Amore vero, quello che costruisce. E lei? Perché, nel frattempo era rimasta sempre sola? Ma, soprattutto, perché mai ognuno di quei tre uomini continuava a cercare lei, a rivolgersi a lei in qualità di amica e confidente? Cosa aveva lasciato lei in quei tre uomini? Cosa pensavano, come la vedevano? Sapeva che tutti e tre provavano un grande affetto per lei, così come lei ne provava per loro, ma si domandava se mai loro, almeno una volta, si erano chiesti “…e se …”
Con quell’interrogativo malinconico si strinse nel cardigan che aveva sulle spalle e bevve l’ultimo sorso di thè mentre da lontano iniziarono a suonare le campane della chiesetta al centro della vallata.

mercoledì 24 settembre 2008

UNA RIFLESSIONE...



"Quì è Radio Raptus, e io sono Benassi - Ivan. Forse lì c'è qualcuno che non dorme. Beh, comunque che ci siete oppure no io c'ho una cosa da dire...

...credo al doppio suono di campanello del padrone di casa che vuole l'affitto ogni primo del mese;

credo che semmai avrò una famiglia sarà dura tirare avanti con 300.000£ al mese;

credo che non è giusto giudicare la vita degli altri, perché comunque non puoi sapere proprio un cazzo della vita degli altri..."

Credo che non ci sia molto altro da dire...

domenica 21 settembre 2008

LIBERTA'

"Libertà è un termine usato troppo spesso a sproposito, considerandolo esclusivamente in un'accezione positiva. Non sempre la libertà è un bene e, soprattutto, non sarai mai libero finché lo è anche chi è vicino a te. L'altrui libertà limita ed influenza nel bene e nel male i tuoi comportamenti, non lasciandoti mai libero di essere te stesso. Io non vorrei essere libero, ma vivere libero."
(Anonimo)






giovedì 18 settembre 2008

DUBBIO

Siamo esistiti mai veramente noi due?
e se si, quando?
e dove?

Abbiamo vissuto nei reciproci pensieri
che ci hanno accompagnati nel tempo

Ci siamo nascosti
nei respiri della notte
che vegliava sui nostri sospiri

Ci siamo nutriti delle carezze della luna
che guidava le nostre mani

Siamo esistiti nel calore
di quei baci che erano nostri
solo nostri.

Ma eravamo davvero “noi” ?
Quando lo siamo stati?
In quale tempo?

In un tempo fatto di
tiepide giornate di primavera
di giardini in fiore
e rose piene di spine.

Nelle acque di mari cristallini
e nei tramonti in alta quota

siamo esistiti
nei sogni nati
nelle notti buie e fredde
nel bisogno di calore
che forse si chiamava amore…


mercoledì 17 settembre 2008

OROSCOPI E TEST

Girovagando qua e la sono stata catturata da un paio di cose "sciocche"

una è la seguente:

IL MIO OROSCOPO CINESE: SEGNO DELLA CAPRA (che altro altrimenti?)

La tua vita privata
Sarai molto sensibile ai nati sotto il segno del Maiale e del Gatto. (mhm… il MAIALE? … interessante, vediamo un po’…) Il primo ti insegnerà tante cose sul lato umano ( a si ? ) e il secondo ti darà la motivazione necessaria per superare te stessa e sfruttare tutta l'energia che hai e che vuoi esprimere. ( questo si che mi interessa).

Quest'anno imparerai che aspettare non serve a nulla, e che conviene prendere la propria vita in mano per realizzare i propri sogni. .( già credo sia accaduto qualche mese fa… “aspetta e spera che poi l’ora non si avvicina e invecchia la bella Annina) Per te, sarà una vera e propria rivoluzione. E anche per coloro che ti conoscono. Alcuni non ti capiranno, peggio per loro! ( e lo so, sono troppo complicata a volte )

L'amore
Nell'anno del Topo, fai quello che ti pare e piace. Sceglierai la tua dolce metà senza preoccuparti, come fai di solito, di cosa ne pensano Pinco e Pallino, e soprattutto di cosa ne pensa la tua famiglia, che tende a soffocarti. Ti butti a corpo morto in un'avventura, anche a costo di scontrarti con i tuoi cari, che non approvano la tua relazione. Visto che sei felice e innamorata...
(ecco... proprio innamorata mò è un parolone... però faccio come mi pare e questo per ora va bene, se poi domani dovesse arrivare l'amore non lo caccerò di certo via!)







la seconda cosa curiosa è questo test, ovviamente, siccome sono non poco rimbambita, non ricordo che testo sia, ma copiai, a suo tempo il risultato, perchè mi aveva colpito


Il tuo arredamento ideale
Un frigo in alluminio coperto di calamite provenienti dai tuoi innumerevoli viaggi, ( vero, anche se in realtà il mio frigo non permette la “copertura di calamite” così invece di portare robe da appendere fuori mi riporto sempre robe da mettere dentro!) la potrona cult degli anni '70 in mezzo al soggiorno, tutte le stagioni di "Sex and The City" su uno scaffale ( ma per caso questi del test sono già stati a casa mia? ) e nemmeno un calzino sporco per miglia e miglia... (beh… insomma…) Il tuo arredamento riflette la tua personalità, trendy e raffinata! (e scusate se è poco)

La tua personalità
Vera e propria fashionista, ti lasci tentare spesso dalle sirene della moda. Ti piacciono i vestiti, il design e i restoranti alla moda.( se lo dice il test…) Ti preoccupi del tuo stile e fai attenzione a vivere in modo sano. (questo si, e per me "modo sano" significa anche pane e nutella come antidoto nei momenti no. Antidoto SANISSIMO!)
Sei molto organizzata, al limite della mania, gestisci la tua vita per massimizzare la tua efficacia. (mah… ‘nsomma… se lo dice il test…) Lasci poco spazio all'imprevisto, ed è questo il tuo punto debole! (verissimissimo)

Il tuo uomo ideale
Vuoi un uomo che sia al tempo stesso sicuro di sé, dolce, protettivo, capace di ascoltarti per ore e comprensivo. Cerchi una spalla rassicurante che sappia calmare le tue angosce e metterti in valore. (e chi non lo vorrebbe un uomo così?)

Il tuo sogno proibito
Reincarnarti in Carrie Bradshaw. Un corpo da modella, un nido caldo a New York, un guardaroba ben fornito e tutti gli uomini ai tuoi piedi: che sogno... (la MITICA Carrie non si batte ed è inimitabile)

Ecco: questo è quanto. Una vera e propria DEMENZIALITA' lo so, ma oggi mi sento così, un po' sbirulina, quindi...
addirittura blogger si è rifiutato di pubblicarmi 'sto coso... è da ieri sera che ci provo perchè "perseverare è diabolico!"