lunedì 17 ottobre 2011

E DECISE DI RESTARE



Il dolore che provava Lisa, forte, in mezzo al petto, la lasciava senza respiro. Era come una fitta che contemporaneamente le strizzava il cuore, espandendosi sino alla gola lasciandole un senso di angoscia che proprio non sapeva come controllare.
Era seduta sul suo divano, la televisione spenta, la radio…anche. Non c’era molta luce nella stanza ma lei riusciva a vedere con chiarezza tutto quanto.
I suoi pensieri erano lì, davanti a lei, come una parata di soldati. Rassicurante da una parte e che incute timore dall’altra.
Era di fronte ad un bivio, ma sapeva cosa fare. Tutto, a quel punto, era chiaro dentro di lei.
Ora sapeva esattamente dove andare, o, per meglio dire, sapeva quale era la decisione più giusta da prendere. Il bivio stava diventando sempre di più una strada senza traverse. Che le piacesse o no, quello era.
La realtà, sbattuta in faccia così, nuda e cruda, certo non le piaceva: doveva lasciare New York e rientrare “in patria” dove ad attenderla c’era sicuramente un “semi nuovo inizio”.
Ecco da dove veniva quel senso di angoscia che la coglieva di soprassalto nei momenti più impensati. Ma era davvero necessario ed arrivati a questo punto non poteva più fare finta di niente né tanto meno negare a se stessa la realtà e le responsabilità cui solo lei poteva far fronte.
L’aria, fuori, stava diventando più fresca, le tende si muovevano gonfiate dal leggero vento che soffiando portava con se “aria di pioggia”. <il clima giusto che accompagna certi stati d’animo, tutto sembra perfetto, anche il cielo grigio, queste tende che svolazzano, il silenzio rispettoso del “parlare” dei miei pensieri>.

Sembrava di toccarli i suoi pensieri, tanto erano forti, presenti ed anche “pesanti”. Non per ultimo importanti.
Doveva tornare. Punto.
Lasciare la sua vita, quella attuale, quella che con fatica e sacrificio aveva cercato di costruire addosso a sé stessa, per andare incontro ad un’altra… vita? Chissà come sarebbe stato una volta andata via da quel posto che era suo e solo suo. Che sentiva come tale. Che amava ed odiava nel contempo. Ma sempre “suo” era e di lei parlava. In quel momento, in quel preciso istante se ne rese conto come mai aveva fatto prima. Sarà stato a causa dell’arrivo dell’estate, se mai sarebbe arrivata l’estate quell’anno. Anche il clima sembrava andare di pari passo col suo cuore, niente gioia di una bella stagione, niente sorrisi. Almeno per il momento. Così è la vita, è buffa, imprevedibile, traditrice, talvolta.
Ma del resto, riflettendo bene sulla questione, si rese conto dei numerosi contrasti che convivevano in lei. Amore ed odio. Questo lo aveva già stabilito. Sentiva suo quel posto ed intanto si rendeva conto che – tutto sommato – gli ultimi periodi non erano stati così sfavillanti da farle rimpiangere chissà cosa. Il legame con NY si era, forse, spezzato: non c’era forse più niente che potesse ancora trattenerla.
Era un po’ come un amore a senso unico: quando l’amore tra i due partner finisce ed uno dei due continua a vivere nel ricordo dell’altro continuando a nutrire un sentimento che forse altro non è che ricordo e nostalgia di qualcosa che è stato. Solo ricordo e nostalgia.
C’era il suo modo di “sentirsi “, quel modo di amare ed odiare quel posto, quella vita – la sua vita – quel mondo – orami il suo mondo – quella sua solitudine mista alla compagnia di giornate come quella che nessuno sarebbe mai riuscito a strapparle dal cuore e dall’anima. Nonostante tutto… si: nonostante tutto…
... decise di restare.