sabato 19 aprile 2008

SOLITI PENSIERI SERALI


Che strana serata, stasera. Era da tanto che non ci riunivamo, cuore a cuore, questa tastiera ed io. Resto a casa stasera, e così sarà anche domani. Devo lavorare durante il week end, sono stanca morta e di uscire non ne ho la forza. Dunque ne approfitto per parlare con me stessa. Ho pensato tanto mentre rientravo a casa. Ho percorso quello stesso tratto di strada che lo scorso anno ho macinato più volte correndo come una pazza, rischiando di farmi ritirare la patente. Perché? Perché andavo incontro a lui e non vedevo l’ora che arrivasse e così, correndo, avevo l’impressione che quei minuti di attesa fossero più brevi, anche se eravamo legati all’orario di un aereo.
Viaggiare sul GRA, stasera, ripercorrere più o meno lo stesso tragitto, mi ha fatto pensare proprio all’emozione che provavo ogni volta che andavo a prenderlo all’aeroporto e, successivamente al viaggio verso casa, mano nella mano, a raccontarci tutte le cose che erano successe mentre eravamo stati lontani e con l’impazienza di arrivare per stringesi forte e fondersi l’uno nell’altra.
I ricordi fanno parte di noi e si imprimono nel nostro cuore in modo indelebile ed ogni tanto riaffiorano. Sorrido, pensando a quel periodo ed anche se ormai è andato non posso evitare che il suo ricordo vada a spasso nel mio cuore in assoluta libertà.

Serata strana, questa. Come un anno fa. Più o meno la stessa atmosfera, l’unica differenza è che l’anno scorso scrivevo che era notte fonda; ma stasera non credo che riuscirò a reggere più di tanto.
Sto lavorando ininterrottamente da due settimane, week end compresi, ma non mi lamento. Questa “trasferta” ha avuto i suoi lati positivi. Uno di questi è che ho incontrato vecchi colleghi che non vedevo da un po’ ed alcuni di loro sono anche amici, anche se non ci si frequenta moltissimo perché gli impegni quotidiani di ognuno portano a “trascurare” il resto, ma l’affetto rimane sempre e quando si ha la possibilità di stare un po’ più di tempo insieme è sempre una grande gioia.
Ieri, poi, ho incontrato un collega (amico) con il quale ho condiviso l’avventura bolognese. Oggi abbiamo parlato un po’, ci siamo confidati ricordando anche i vecchi tempi e le persone che abbiamo perso di vista strada facendo. Che peccato. E’ un vero peccato allontanarsi così.
Altro lato positivo è che ho conosciuto, o forse è meglio dire, approfondito la conoscenza di altre persone che incontro sempre nei corridoi del palazzo, ma con le quali non ho mai avuto altro tipo di scambio se non quello relativo a pratiche di lavoro. Insomma, si è un po’ più a stretto contatto, in questi giorni e questo fa piacere.

Ho riscontrato una realtà diversa. Ovvero, ho scoperto che il mondo non è solo quello del mio “circoletto” di amici di sempre, tutti con lo stesso stile di vita, lo stesso destino (se non identico, molto simile), gli stessi pensieri e le stesse paranoie e soprattutto lo stesso senso di “ritardo” che sta diventando la nostra malattia. Fuori c’è il mondo. Quello che vive e costruisce. Quello che va avanti. Quello che, muovendosi, alzando le “chiappe” ha fatto quel che c’era da fare mentre il mio “circoletto” , me compresa, stavamo a guardare. Questa sensazione provoca in me un immenso senso di fastidio, di panico, a volte, perché davvero ho come l’impressione si esser rimasta troppo a lungo a guardare fuori da una finestra il mondo che viveva la sua vita…

4 commenti:

  1. Accorgersene a 40 anni non è cmq ancora troppo tardi...e sempre meglio che a 60, 70 0 80...Piangere sul latte versato non serve...
    Allora dai non perdere altro tempo, comincia a "lavorare", ce la puoi fare...la vita quasi sempre da un'altra possibilità!(lo dico pure a me)

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  2. sensazione che sto provando anch'io ultimamente, nel senso che propongo agli amici di uscire dalla routine, di aprire le porte e cercare di fare cose diverse... ma non ci riesco... e penso... ma sarò sbagliato io?... alla fine penso che nessuno è sbagliato ognuno deve avere la forza di poter scegliere e di non sedersi se gli altri lo fanno, non è facile lasciare le abitudini, e da molto che sto proponendo un week-end a Roma, Firenze o un altra città ma è come se parlasse ad un muro, di certo qualcosa dovrà cambiare... dovrò iniziare ad agitare le ali come una farfalla e vedere se si formerà un uragano nei Caraibi
    un saluto a te Anna

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  3. A che serve vivere a mille tutta la vita?
    Ad un certo punto bisognerebbe fermarsi e guardare al futuro con unmaggior senso di responsabilità verso noi stessi, perchè non ci credo proprio all'affermazione "Sono solo e sto bene così". Alla fine della giornata pesa sapere che non avrai mai ... e che tutto quello che non hai voluto fino ad ora adesso... e la cosa che più fa rabbia è che si continua a perseverare negli stessi atteggiamenti

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  4. bella la sensazione di parlare con se stessa, chissa' cosa pensiamo noi di noi

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