venerdì 31 ottobre 2008

BACUCCA


Ieri sera mi son concessa una “seratina” insieme al mio pc visto che ultimamente lo avevo trascurato un po’.
Completamente imbacuccata perché comincia a fare freschino in casa (di giorno si sta decisamente meglio fuori), avevo addirittura la mia nuova borsa dell’acqua calda elettrica appoggiata sulle gambe, una mano cercava di scaldarsi su di essa e l’altra digitava. Cosa? Mah… questo che sto scrivendo, un po’ di “sano scambio” (eh eh eh) su facebook, le risposte ai miei amici bloggers che avevo trascurato un po’…
Beh… direte… te la passi maluccio neh? … io dico di no! Sono così, sono nata già BACUCCA, non è che ci son diventata col tempo, quindi per me tutto questo è normale.
Va un po’ meglio.
Quel peso sul cuore si sta alleggerendo e come al solito un nuovo orizzonte mi sembra che si stia definendo in lontananza.
È straordinario come tutto diventa relativo, a volte.
Quando pensi di aver perso qualcosa e ti laceri dentro per il dolore di quella perdita, basta un po’ di tempo e ti accorgi che, se anche fosse vero che qualcosa è andato perso, hai ancora molto altro che ti sorregge, ti soccorre e ti vuole bene. E dopo poco ancora ti accorgi che non hai perso proprio niente e se qualcosa è andata persa è sicuramente l’aspetto peggiore di ogni situazione. E se hai perso quello che c’è di male in una situazione vuol dire che poi, eliminato il male, quella situazione, ora è “sana” (se possiamo usare questo termine) e così alla fine ti accorgi che non hai perso niente, ma, al contrario, esci da questo brutto momento arricchita.
Sarà una sindrome autunnale…
Come le foglie che, ormai secche, cadendo, lasciano il posto ai nuovi germogli che arriveranno in primavera.
Solo che l’essere umano è un po’ più veloce della natura e riesce a rialzarsi prima. A reinventarsi prima. A rinascere prima. A rimettersi in gioco prima.
Mi auguro che sia così
Stasera esco… ho voglia di scrollarmi di dosso tutto quanto…

martedì 28 ottobre 2008

SINCERAMENTE


È che a volte le parole fanno male. Molto male.
Arrivano come saette inaspettate a stilettare parti della tua anima che già è turbata di per se…
Ti sbattono in faccia verità che conosci, parole vere, ma proprio perché vere portano sofferenza e riaprono vecchie ferite.
Sono incazzata nera. Lo sono con me stessa.
E allora mi isolo. Mi nascondo, scappo via.
Chiudo il mondo fuori di me e tra le mie mura cerco di capire.
E diffido di tutto e di tutti.
Prendo il mondo troppo sul serio, tanto da sembrare superficialità la mia.
Ho preso la vita con troppa leggerezza, tanto da sembrare troppo profonda e intrippata.
Ho considerato gli affetti con troppe aspettative e mai ho dato il giusto valore ad “Anna”.
Ho nascosto le mie debolezze, le paure, le ansie e tutti i miei fantasmi dietro una maschera rabbiosa.
Perché era più facile fare così.
… forse …
Perché, allora, non conoscevo altro modo.
… forse …
Mi sono fermata.
Per guardarmi dentro.
Per cercare ancora qualcosa di buono in me.
Cosa c’è di sbagliato in tutto questo?
Vorrei solo non dovermi sentire continuamente sotto esame, come mi sento adesso. Non dover avere paura del giudizio altrui. Che poi altro non è che il giudizio che io ho avuto di me stessa.
… forse …





sabato 25 ottobre 2008

NUVOLE

Rientrando a casa (ero in giardino) la mia attenzione è stata attirata dalle nuvole su in cielo. Il primo pensiero non è stato: “oddio, ho su la lavatrice e qui si sta annuvolando”, no. Il primo pensiero è stato “che bello che è!” e così sono corsa in casa a prendere la macchina fotografica perché, si sa, ho la “fissa” di fotografare TUTTO, ma proprio tutto. Il tempo di entrare e di riuscire e quelle belle nuvole bianche, che sembravano soffici batuffoli di ovatta, che mi avevano colpito per la strana forma che avevano disegnato, si erano già spostate; però le foto le ho fatte lo stesso (e questo è il risultato).



Ho cercato di carpire il meglio di quegli istanti che – se non li cogli in tempo – sfumano, se ne vanno. Sono “occasioni perse”. Ma a volte basta saper trovare il meglio anche in quello che rimane…

mercoledì 22 ottobre 2008

NARRANDO... ancora


Passa il tempo su di me, minuscoli momenti rubati alla mia fantasia si perdono nello spazio infinito. Attimi scanditi dal ritmico battere di un cuore che malgrado tutto pulsa, vive e vuole respirare. I miei pensieri prendono forma, si liberano nell’atmosfera e diventano materia su questo schermo.
E scrivo.
E invento.
E racconto.
E parlo di me, di te, di noi, di voi, di tutto quello che mi viene in mente.
E descrivo una sensazione, parlo di un’emozione, racconto una storia. A volte vera, a volte condita, a volte inventata di sana pianta cercando sempre di trasmettere. E se il gioco non mi piace, o se anche non mi riesce, volto pagina e ricomincio da capo.
Vorrei raccontare le storie della vita, cantare la sua poesia, mostrarne la magia.
Così chiudo gli occhi ed inizio il mio viaggio, volando con l’immaginazione, atterrando in lidi lontani, talvolta sconosciuti, sognandoli e descrivendoli come vorrei che fossero.
Altre volte atterro in posti a me noti, luoghi che non avrei voluto più rivedere, ma da quassù riesco a guardare con quel giusto distacco che serve per valutare una situazione con obiettività e forse con anche un po’ di ragionevolezza in più.
Ma può anche capitare che il cuore mi prenda la mano e comincia a scrivere lui anche in queste situazioni.
Che infinita forza ha l’essere umano! A volte non ce ne rendiamo conto!
Ho la fortuna di saperlo, oggi…

venerdì 17 ottobre 2008

SARO' ARRIVATA AL DUNQUE?

... e poi un giorno ti svegli e ti accorgi che tutto quello che è stato finora non ti va più, che tutto quello che ti ha fatto male finora non lo vorresti più, che tutto quello che adesso puoi tentare di cambiare tenterai di cambiarlo...

... e poi quel giorno che hai capito tutte queste cose starai male, perchè non è facile accettarle dentro di te, ma intanto quelle verità (che sono tue e solo tue) spingono perchè vogliono essere ascoltate e così tu ti chiudi in te stesso cecando di trovare la strada giusta da percorrere per farti capire senza far soffrire nè ferire nessuno...

... e poi, nel frattempo che te ne stai chiuso a cercare il modo migliore per mostrarti al mondo nella tua nuova veste, il mondo che sta fuori è sempre lo stesso e non sai che FORSE potrebbe non riconoscerti più, oltre che non capirti...

... e poi, quel mondo che sta lì, mentre tu fai l'eremita solitario e deriso (si deriso perchè è più semplice prendere per il culo le debolezze altrui che capirle) potrebbe continuare a fare il male che ha sempre fatto, ma è solo perchè ancora non sa che potrebbe ferirti (tu non glielo hai ancora detto)...

... ma, se poi quel giorno che tu metterai a nudo tutte le tue debolezze ed aprirai il tuo guscio per illustrare veramente chi sei, chi hai d'avanti reagirà male, non potrai fare altro che dire a te stesso " me lo aspettavo "... perchè ai cambiamenti è difficile abituarsi!

martedì 14 ottobre 2008

CHI C'E' IN ASCOLTO?

accendi questa notte di cristalli liquidi
il cielo è un crocevia di mille brividi
di satelliti che tracciano segnali nitidi
che seguono la via di mondi ripidi
chissà se queste macchine che parlano per noi
ci riavvicinano o ci allontanano
quando sembra di sfiorarsi e invece in mezzo restano
dei ponti levatoi che non si abbassano mai
io non sono di qui
io son di passaggio
io sono in mezzo al mio viaggio
sono io che ti invio un messaggio
da maggio io vengo e vado dietro a un miraggio
di un domani che inganna da lontano e
porta me lontano da domani
e che mi stringe a sé
in questo tempo avvolto
chi c'è oltre me
chi c'è in ascolto
incontrami in questo spazio senza margine
nel fondo del display che fa da argine
a cento secoli volati via come vertigine
qualcuno schiacciò play e fu l'origine
chissà se il cosmo chiuso dentro le tre doppie vu
è verosimile o è un facsimile
quando sembra di viaggiare e invece resti immobile
tra i totem e i tabù dell'impossibile ma
io che mi muovo qui
io oltre frontiera
io solo in zona straniera
sono io fermo alla tastiera
ogni sera schermo di vita vera o chimera
di essere laggiù là dove non mi trovo
e non so più come trovare dove
adesso vivi tu
che forse sei in ascolto
io che parlo da qui io
passo attraverso
un blu sconosciuto e diverso
io non so più se vado verso
o all'inverso torno se è un sogno o è l'universo
che un insieme è di mille e mille soli
e gli altri e me che siamo soli insieme
per questo chiamo te da un mondo capovolto
chi c'è oltre me chi c'è in ascolto ?
chi c'è con me chi c'è chi c'è in ascolto
NON SMETTERE DI TRASMETTERE

lunedì 13 ottobre 2008

... E VOI SIETE GOLOSI ??? e QUANTO???

... beh ... io già sono golosissima... figuriamoci se dovessi incontrare una pasticceria così... rischierei SERIAMENTE il diabete !!!!

eh eh eh


giovedì 9 ottobre 2008

SGRANOCCHIANDO DAVANTI AL PC


Trascorrere una giornata in casa mi rilassa come nessun’altra cosa riesce a fare, anche se poi mi sbatto tra faccende domestiche, panni da stirare ed altro. Il fatto è che riesco a fare tutto senza aver fretta, seguendo i miei ritmi. E così trascorre il week end quando cerco solo un po’ di pace che riesco a trovare in questo modo. Niente stress da sabato sera in centro, al contrario preferisco di gran lunga preparare un buon dolce da portare a cena da amici, niente ansie da “vestiti”: una tuta, la felpa, le scarpe da tennis e via. Niente sbattimenti su che fare la domenica pomeriggio. Facile: ci si rilassa. Già sto pensando al prossimo week end, al lampadario che vorrei comprare, ai nuovi utensili per la cucina, al trapano che dovrò chiedere in prestito a non so chi, alle piante da rinvasare.
Quando ho voglia di riposare la mente questo è quello che faccio. E direi che mi riesce talmente bene che poi, quando arriva il lunedì, mi sento letteralmente catapultata nella realtà che quasi subisco uno shock. Traffico, sempre di più, ormai impiego un’ora, di media, per arrivare al lavoro, e poco meno di un’ora per tornare quando l’unico desiderio vero è quello di poter stare a casa mia a farmi i fatti miei.
Credo di aver bisogno di stare un po’ sola con me stessa. Me ne accorgo perché quasi scompaio dal raggio dei miei affetti, sono silenziosa ultimamente. O, quanto meno, lo sono dentro di me. Non riesco nemmeno a capire se “penso” oppure no, se anche il cervello si è preso una pausa… non so. L’unica cosa che ho capito è che mi piace rinchiudermi tra le mura domestiche, dedicarmi alla casa, cucinare. Si cucinare. Come questa sera che sono rientrata dopo le 19 e mi sono messa subito ai fornelli, neanche avessi chissà chi ospite a cena. Non avevo nessuno, o meglio si, avevo un ospite importante: me stessa. Ho cucinato un polpettone con una salsina di carote e devo dire che non è venuto niente male per esser la prima volta che lo faccio. Per contorno purè di patate. Del resto era da parecchio tempo che non mi cucinavo qualcosa di decentemente sano e di diverso dalla solita insalata, pizza surgelata ed annessi e connessi. A volte mi son riempita lo stomaco di grissini e schifezze varie, e a dire il vero lo sto facendo anche adesso perché il polpettone l’ho appena assaggiato: visto che è venuto buono vorrei conservarlo per sabato a pranzo che avrò qui la mia mamma.
E così, sgranocchiando davanti al pc cerco di rimettere in moto il cervello e di elaborare qualcosa. No, non qualcosa di buono da dire al blog, qualcosa per capire se questo silenzio che è in me è sintomo di una fuga da me stessa o se è il frutto di una elaborata meditazione su quanto mi accade. Qualcosa sta cambiando in me, e questo sta accadendo già da qualche tempo a questa parte. O meglio: me ne sto accorgendo io da qualche tempo. Poi chissà., magari il cambiamento è in atto da chissà quanto!
Più passa il tempo e più vedo chiare certe situazioni e certi rapporti. Capisco dove sono i miei errori e dov’è il limite di confine tra la mia tolleranza e l’intolleranza altrui. E so bene che il disagio che provo di fronte a certe questioni altro non è che un mio stato d’animo. Improvvisamente vengo piacevolmente stupita dalle razioni altrui laddove mi sarei aspettata tutt’altro di quello che invece accade. Chissà, forse è proprio vero che basta semplicemente porsi in maniera differente per vedere il mondo diversamente da come lo avevamo sempre visto.
E continuando a sgranocchiare davanti a questo pc mi rendo conto che mentre un tempo adoravo il silenzio di questa casa oggi questo silenzio mi appare incredibilmente rumoroso e fastidioso. Anzi no: rumoroso e insidioso. Questo silenzio credo che voglia dire qualcosa, mi stuzzica e mi provoca, ma io non lo riesco ancora a capire fino in fondo. Ci sto provando, però.

mercoledì 8 ottobre 2008

OTTOBRE, TRAFFICO, REGGAE e DUBBAFETTA

E rieccomi di sempre qua, a macinare i soliti quindici km in un’ora di tempo, tra macchine guidate da donne sempre più stronze, che non ti fanno passare neanche se c’hai la croce rossa stampata su tutte le fiancate della tua automobile, uomini che si perlustrano il naso con un dito che è capace di scomparire completamente, tra scooteristi che saettano a destra e a manca… insomma, la solita mattina.

Mi sono svegliata di buon umore, ho dormito bene, ho sognato tanto e per fortuna non mi gira storto. Ho pure sentito la sveglia stamattina!!!

Oggi fa caldo, ieri si crepava di freddo, domani chissà. Il mio lettore MP3 stamattina non vuol funzionare, lo inserisco, lo disinserisco, accendo la radio, poi la spengo, smonto l’MP3, lo reinserisco: ecco! Adesso funziona. (tanto in mezzo a tutto questo traffico posso dedicarmi a tutte le attività che voglio, anche al ricamo di pizzo macramè... hai voglia quanto tempo che ho!)

Mi va di ascoltare la mia musica preferita, stamattina. Come viene viene non ha importanza, ma voglio questa musica qui. Sono un po’ assonnata ed ho anche fame, non vedo l’ora di fare colazione quindi questo traffico, stamattina, mi disturba ancor di più. All’improvviso il mio lettorino mi rimanda le note di Ziggy Marley … che festa! Questa canzone mi mette allegria e poi tutta questa compilation reggae mi piace ancor di più perché qualcuno l’ha messa insieme per me (almeno credo, e se non fosse così, mi piace pensarlo). Me l’ha inviata un amico virtuale nonché blogger (però la compilation è reale ed io la sto ascoltando, eccome). Così con l’allegria che improvvisamente e piacevolmente si è impossessata di me penso a dubbafetta .

Ripenso ad un suo post dove descriveva Milano e l’atmosfera che c’era quel giorno a in quella città. Beh, che non me ne vogliano i lettori milanesi, ma non riesco ad immaginare Milano in nessun modo che non sia grigio e cupo, anche se c’è il sole.
Ricordo che con “qualcuno” – tempo fa – facevo lunghe discussioni, bonarie, sulla differenza tra Milano e Roma, quel “qualcuno” cercava di convincermi che anche a Milano ci sono le belle giornate di sole con il cielo azzurro e quando capitava mi inviava un MMS per mostrarmelo ed io, perfida, lo smontavo con un “ma si, un po’ pallidino, ma è azzurro”.
Come ci sono arriva fin qui? Ah si! È che in quest’ora di cammino, viaggio e non solo fisicamente, faccio certi voli con la mente! Dunque ho pensato anche a quel “qualcuno lì”… vabbè… può starci. Un pensiero ogni tanto, giusto perché ha fatto parte della mia vita per un po’, giusto perché non sono priva di cuore e di anima e gli sono comunque riconoscente per il bene che mi ha donato nel periodo in cui… vabbè… non esageriamo., che quii mi vado ad infilare in un discorso che con il traffico, il reggae e tutto il resto non c’entra niente.

Nel frattempo mi è venuta in mente una questione di lavoro... apperò, così di prima mattina... ancor prima di arrivare in ufficio... sarà che il martedì sta lasciando il posto al mercoledì?
This is reggae music… e allora cantiamo! Sono arrivata in ufficio, finalmente, mi sono rimbecillita respirando smog e litigando con l'MP3 non ho scritto un gran pezzoed ora… lo pubblico pure!!!



P.S. ho pure messo la foto del gatto che c'entra ancor meno di niente con tutto il discorso (se così si può chiamare)...



P.S.2 potete astenervi dal commentare le idiozie di cui sopra, ma se - invece - vorrete farlo mi auguro che sarà perchè Vi ho fatto ridere un po'... che poi, lo so, non c'è niente da ridere, ma che ne so?



P.S.3: per gli insulti Vi farò avere il nome del mio Avvocato... ;)



P.S.4: sono gradite opere di bene...



P.S.5: concludo qui e Vi lascio finalmente in pace



GNAOOOOOOOOOOOOOOOOO

domenica 5 ottobre 2008

UNA VIA CRUCIS

Vede dottore, alla fine mi sono resa conto che non è cambiato niente e nonostante questi mesi di terapia sono rimasta ferma allo stesso punto di due mesi fa ed anche di più. Abbiamo parlato, discusso, mi ha spiegato il perché ed il percome; credevo di aver capito, di aver assimilato quei concetti, ma non è stato così, non ho assimilato nulla. Capito si, ma assimilato proprio no. Perché quando il cuore si innamora non c’è niente che lo regga.
Cosa mi dice dottore? Non è il cuore? E cos’è allora? … la mente. La mente?
D’accordo mi sdraio e ricomincio a raccontarle tutto da capo.
L’ho conosciuto, l’ho incontrato, l’ho baciato, abbiam fatto l’amore e me ne sono innamorata. Tra l’incontro il bacio l’amore ovviamente ci stanno tante chiacchierate, risate e coccole, insomma tutto qule che serve per conoscersi un po’. Direi un perfetto amore di ragazzo. Solo che poi mi ha detto che era impegnato. Me lo ha detto quando ormai io mi ero innamorata di lui. Mi ha “cucinata” a puntino prima di servirmi questa bella novità sul suo piatto d’argento. E qui, dottore, la mia Prima “Stazione” come in una Via Crucis… la prima stazione. Mi ha detto di avere una compagna… ed io ci son passata sopra.
Dottore, ho pensato “vabbè” dice che sta bene con me, magari poi la lascia. E così ho iniziato il cammino della Via Crucis fino alla Seconda Stazione; ovviamente, dottore, tra una chiacchiera, mille coccole e tanto amore.
Seconda stazione: mi sposo.
Doccia fredda. Dottore, mi si è gelato il sangue. Ho sentito freddo all’improvviso e per un attimo non ho capito niente. Ho pensato di aver sentito male. Anche perché in cuor mio pensavo che avrebbe fatto il contrario di quello che è un matrimonio, ma evidentemente mi ero sbagliata.
Si, lo so che avrei dovuto fermarmi allora. La Croce cominciava ad essere già troppo pensante, ma lei mi conosce, oramai, mi cura da molto tempo e sa quanto io sia testarda e quanto mi incaponisco sulle cose. Ebbene il cammino tra la seconda e la terza stazione è stato lungo e faticoso.
Il mio bel futuro “jack mi sposo ma non è nulla si serio” continuava, giorno dopo giorno, a dichiararmi il suo infinito amore e a confidarmi il dubbio e poi la certezza di non voler assolutamente compiere quel passo che aveva programmato già da anni. Ora non voleva più, amava me e non voleva più la sua futura sposa “Rosina io son poverina” e così, fidandomi e credendo in un amore che solo io avevo nella testa, sono andata avanti. (Grazie dottore, si questo l’ho capito, le sedute donano qualche frutto a volta). La terza stazione è arrivata. Il giorno delle sue nozze.
Ecco dottore, vorrei che mi aiutasse a capire come si fa ad amare una donna e sposarne un’altra.
A breve è arrivata la Quarta Stazione: la partenza per la Luna di Miele. Dottore, le assicuro che il dolore che ho provato è stato maggiore di quello avuto il giorno delle nozze. Pensare a loro nel Paradiso Terrestre, al loro amore che si nutriva di tutto quanto di romantico e delicato possa esserci durante una Luna di Miele. Un amore in rinascita, ecco cosa immaginavo io da qui, mentre camminavo lentamente e a fatica verso un’altra Stazione della mia Via Crucis. Ho trascorso giorni in uno stato d’animo tra il sospeso nel vuoto e l’ebetimento più completo. Poi, come a voler alleviare fardello della croce che portavo sulle spalle è arrivata una sua telefonata e tanti messaggi.
Dottore, questa è stata la Quinta Stazione, secondo me. Capire (o credere) che stesse pensando a me in un momento che avrebbe dovuto essere solo suo e della donna che aveva scelto; ed invece scriveva a me le solite parole d’amore. È stata dura resistere e rendersi conto che nonostante le belle parole che diceva a me comunque non era con me.
Abbiam fatto una seduta proprio relativa a questo argomento, dottore, lo ricordo bene. È stato lì che mi ha aiutato a capire che le parole non servono a niente. Si dottore, lo so che con i fatti mi ha dimostrato il contrario di quanto mi dichiarava a parole. Dottore, ma perché lo ha fatto?
Comunque il mio cammino ha proseguito fino a quando è tornato da quel “benedetto” viaggio e la mia schiena non ha ceduto sotto il peso della Croce. Mi son dovuta fermare di nuovo.
La Sesta Stazione: è tornato a casa ma non mi chiama. Non mi ha chiamata. Non mi ha cercata.
Dottore, come mai non l’ha fatto pur amandomi in quel modo che diceva?
Una sosta lunga questa mia, a pensare ed immaginare gli “sposini” al rientro a casa, le valigie da disfare, le lavatrici da caricare, la spesa per iniziare quel cammino insieme. Una lunga sosta nella mia Sesta Stazione. Poi finalmente son ripartita: mi ha chiamata, è venuto da me e lo sa dottore? Mi ha confidato ancora una volta il suo amore. Come dice dottore, mi ha fatto comodo crederci? …si, penso sia come dice lei, anche se non capisco quanto possa farmi comodo pensare che ama me e constatare che ha ormai una moglie a casa. Stare con lui, vederlo, guardarlo negli occhi è stato per me il più grande sollievo in tutti quei giorni di buio che avevo vissuto. E lo leggevo nei suoi occhi che mi amava. Certo, senza offesa per lei, dottore, ma gli uomini sono davvero dei grandi farabutti!
Dottore, la Settima Stazione è stata un fulmine a ciel sereno: sa cosa è accaduto? Mi ha detto di aver parlato con la moglie, dice che le ha detto che non l’ama più, che forse ha commesso un errore… ma non credo che le abbia detto che non ha più desiderio di stare con lei. A me, nel frattempo ha detto che mi ama sempre di più e che sta lavorando per liberarsi e poter vivere liberamente questa storia con me che ormai è diventata la cosa più importante.
Credevo che la mia Via Crucis fosse finita li e mi son detta “beh, la metà di quella reale, sette stazioni per poi arrivare al Paradiso”… dottore, mi ero illusa.
Son due mesi che va avanti la storia e di tappe ne ho aggiunte, altro che! Solo che mi son stancata di contarle. Ogni scusa è stata buona per dirmi “adesso non posso c’è lei che piange” – oppure “ora no perché lei sta male” ed ancora “ma come faccio, le devo comunque rendere conto di quello che faccio”, e poi “cambierà ma adesso non sono in grado di mollare tutto, ho bisogno di tempo”.
Dottore, giorni e notti a pensare al perché. Giorni e notti a giustificarlo, a cercare di comprenderlo per poi rendermi conto che si tratta solo di pretesti.
Come dice dottore? Sto elaborando da sola? Questo mi fa piacere, ma come le dicevo all’inizio: ho capito ma non metabolizzato e credo ci sia una sostanziale differenza…
Ho capito che adduce a mille scuse per far passare il tempo, per rimandare decisioni che sicuramente saranno importanti per lui e per le persone che ruotano intorno a lui. Dottore non ce la faccio più, vorrei chiederle di prescrivermi una pillola che mi faccia stare in uno stato di grazia fino a quando non si sarà calmato tutto nel mio cuore. Fino a quando non lo amerò più e così non starò più male per il male che mi faccio da sola.
Lo so dottore che non esiste alcun antidoto, ma che posso aiutarmi solo con la ragione e la forza di volontà.
Dottore, continua a dirmi che mi ama e che vuole che io diventi la sua compagna, anche adesso che è in vacanza con la sua “Rosina io son poverina” il mio “Jack mi sposo ma nulla di serio” mi continua a dichiarare il suo amore e a chiedermi di aspettarlo. Io non so cosa farò nel frattempo, questa chiacchierata con lei mi ha fatto bene oggi, ma non so cosa farò. Son certa che penserò a me stessa e che non spenderò più inutilmente il mio tempo a correre dietro false illusioni. Ho vissuto più volte questo senso di distacco da lui, come una vera separazione. A volte ho vissuto come dei veri tradimenti le sue attenzioni rivolte nella parte opposta alla mia (lo so che è un errore, dottore, lo so); giorni vissuti come appesa nel vuoto mentre il mondo viveva fuori e all’infuori di me. Sempre lo stesso dolore e la stessa sensazione di aver dato fiducia all’uomo sbagliato. Perché, forse, io sono sbagliata.
Son d’accordo con lei, dottore. È ora di pensare che sicuramente anche io merito qualcosa di vero che non siano i miseri ritagli di tempo di un uomo che mi vuole solo a metà. Buone vacanze, dottore. Ci rivedremo a settembre
Annagi (18/8/07)